La sua ricerca si muove tra design, decorazione e tecniche tessili, fondendo arte e funzionalità in modo innovativo. Classe 1999, il designer e artista francese ha già esposto il suo lavoro in diverse design week internazionali, tra cui Milano, Eindhoven, Stoccolma e Parigi. Ma Gaspard Fleury-Dugy è anche trapezista e il suo design è una serie di piroette morbide e colorate, che come lui ama la gioia del rischio e del provare cose nuove.
È stato durante gli studi all’istituto Duperré a Parigi e alla Scuola tessile svedese a Borås che ha preso coscienza del potenziale della maglia 3D. Voleva volgere in un’altra direzione questa tecnica industriale, già utilizzata nell’abbigliamento, per creare pezzi unici basati su una nuova flessibilità. Questo approccio, incarnato dalla collezione di vasi e contenitori Soft Objects, costruisce nuovi ponti tra industria e artigianato, pur mettendo in discussione le tecniche disponibili per la fabbricazione degli oggetti.
Soft Objects, tra materia e tecnica
Il progetto Soft Objects nasce dalla volontà di esplorare le possibilità della maglia 3D, una tecnica che Fleury-Dugy paragona alla stampa 3D per la sua capacità di generare forme complesse. «Mi sono lasciato guidare dalla macchina: è la tecnica che mi dà la forma, non io che la impongo alla tecnica» racconta il designer.
L’interesse per il tessile deriva anche dalla sua natura strutturale: gli incroci del filo costituiscono un’architettura. Dal punto di vista formale, la collezione richiama l’estetica delle anfore dell’antica Roma, mentre le curve si ispirano all’architettura di Oscar Niemeyer. «C’è un dialogo tra due temporalità: da un lato, le strutture intrecciate e i motivi della tessitura, dall’altro, un’estetica contemporanea ereditata dal ritmo dei pixel sugli schermi e dal mondo dello sportswear». Tra le sue principali ispirazioni anche il progetto in senso lato gioca un ruolo fondamentale: «I rapporti cromatici del mio lavoro sono influenzati dai contrasti dei tessuti a stampa wax africani, dal movimento Memphis e dal mondo visivo creato da Björk attorno all’album Utopia».
I pezzi della collezione Soft Objects vengono prodotti in Francia, a pochi chilometri da Parigi. «Gestisco le macchine e programmo i vasi da solo» spiega Fleury-Dugy, sottolineando il valore del controllo diretto sulla produzione.
I feedback ricevuti sono entusiasti. Di solito chi vede i vasi da lontano pensa che siano ceramiche o plastiche stampate in 3D. Le persone si interrogano su come siano fatti: è un modo per riconnetterle all’anima degli oggetti attraverso una maggior comprensione di materiali, texture e tecniche.
L’arte della sperimentazione
«Il campionamento di tessuti è la base della mia pratica. Lo faccio in modo prolifico e spontaneo. Con il tempo, la mia biblioteca tessile cresce e da essa emerge un intero vocabolario di forme, tecniche e armonie cromatiche» spiega Fleury-Dugy. I campioni tessili sono aperti, senza bordi netti, spesso si sfilacciano, pronti a essere esplorati per future creazioni.
Per il designer, la maglia è come un elemento marino: «È fatta di galleggiamenti, increspature… A volte mi sento come Palomar [dell’omonimo romanzo di Italo Calvino], che osserva il mare, cercando di concentrarsi su un’onda specifica, senza poterla mai isolare da quelle precedenti». Il processo di campionatura è un’onda continua, scandita dal suono ritmico della macchina per maglieria. «Cambio i filati, li vario e ottengo sempre nuovi aspetti. I miei piedi si impigliano nei fili sul pavimento, come alghe trasportate dall’oceano. Nasce una coreografia tra me e la macchina, tra il movimento incessante del carrello che trasforma il filo in volume e il mio continuo aggiungere rocchetti, facendo emergere il campione».
Oltre il design: arte e sostenibilità
Il suo percorso professionale si situa a metà strada tra design da collezione e design industriale. Gli piace creare oggetti ambigui, che possono essere considerati sia come opere d’arte sia come oggetti di design. Parallelamente agli oggetti tessili, infatti Fleury-Dugy porta avanti una pratica artistica basata sul disegno: «Esploro un linguaggio visivo con punti, linee, croci, nodi e colori vivaci. Voglio sentirmi libero di usarlo in diversi campi».
L’approccio di Fleury-Dugy interseca anche una riflessione ecologica: «Dal punto di vista ambientale, la maglia 3D è una tecnica virtuosa, poiché non genera scarti di materiale durante la produzione». Un perfetto equilibrio tra tradizione e neo-artigianato, che costruisce nuove connessioni tra macchina e savoir-faire artigianale.
Gaspard Fleury-Dugy continua a tracciare la sua strada, con l’entusiasmo di chi crede che il design possa ancora sorprendere e innovare. «La maglia ha un grande potenziale. Può essere una vera e propria tecnica di costruzione, capace di ampliare il nostro raggio d’azione, scoprire nuove materialità e aprire nuove possibilità al design tessile». E così il designer guarda al futuro. La sua intenzione è continuare con i Soft Objects esplorando nuove tipologie di vasi e recipienti con scale diverse sviluppando anche luci lavorate a maglia.
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