Prima era in un salotto. Poi, dopo un trasloco, avvolto nel pluriball e portato in una casa d’aste di Madrid, stava per essere venduto a 1500 euro. Tra i 24 dipinti esposti nella grande mostra di Palazzo Barberini Caravaggio 2025 c’è anche l’Ecce Homo, il dipinto riscoperto nella capitale spagnola che torna in Italia dopo quattro secoli. Il quadro verrà poi acquistato da un misterioso compratore per 36 milioni di euro. La sua incredibile storia è ripercorsa nel docu-thriller Il Caravaggio perduto per la regia di Àlvaro Longoria nelle sale il 10, 11 e 12 di marzo.
Genio maledetto che ha rivoluzionato la storia dell’arte ‘ingagliardendo gli oscuri’, Caravaggio è di scena nell’anno del Giubileo attraverso un percorso espositivo, prodotto da Gallerie Nazionali di Arte Antica in collaborazione con Galleria Borghese, che riunisce opere provenienti da collezioni pubbliche e private, nazionali e internazionali.
Fino al 6 luglio la mostra, a cura di Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon, si divide in quattro sezioni, alla scoperta dell’intera parabola artistica di Michelangelo Merisi coprendo un arco cronologico di 15 anni, dall’arrivo a Roma nel 1595 fino alla morte a Porto Ercole nel 1610 – in un ospedale (e non su una spiaggia come racconta il mito). Nell’allestimento, fatto di ombre e chiaroscuri per poter vivere al meglio le opere, vi sono anche il Ritratto di Maffeo Barberini, attribuito all’artista dal critico Roberto Longhi nel 1963 e mai esposto al pubblico fino alla fine del 2024 e la prima versione di Saulo della cappella Cerasi, poco accessibile perché conservata in una dimora privata.
«Caravaggio 2025 offre la possibilità di ammirare capolavori del maestro in collezione privata, come l’Ecce Homo da pochissimo riscoperto a Madrid» spiega la co-curatrice Maria Cristina Terzaghi che, tra le storiche d’arte, è stata la prima a vedere il quadro, sfidando le restrizioni del Covid in tempi di pandemia. «Quando l’ho visto per la prima volta, l’ho subito collegato al mio museo interiore. Ci ho messo pochissimo a riconoscere la mano di Caravaggio. L’Ecce Homo brilla qui per la prima volta in mezzo alle altre opere di Caravaggio, in particolare quelle del primo e secondo soggiorno napoletano, svelando ancora una volta la sostanza della poetica del maestro: vero e umano».
Aperta al pubblico per tutta la durata della mostra sarà inoltre un’altra perla rarissima: il murale con Giove, Nettuno e Plutone nel casino Ludovisi. In mostra, continua Maria Cristina Terzaghi «è inoltre possibile seguire tutti gli snodi della carriera dell’artista: il cambiamento umano e stilistico sorprende sostanzialmente a ogni quadro, con momenti altissimi offerti dall’accostamento di opere che nacquero probabilmente a distanza di giorni o settimane nello studio del maestro, e da allora non si sono mai più viste insieme. È il caso, per esempio, della Santa Caterina Thyssen, della Giuditta della Galleria Barberini e della Marta e Maddalena di Detroit dove la stessa modella veste i panni di diverse sante ed eroine, documentando mirabilmente il processo creativo del pittore».
Da ascoltare in questi giorni anche un podcast: Una Stanza tutta per lui, in cui la direttrice della galleria Borghese Francesca Cappelletti, co-curatrice di Caravaggio 2025, racconta le opere oggi conservate nella Galleria e prestate alla mostra: Bacchino malato, Ragazzo con canestro di frutta, Madonna dei Palafrenieri, San Girolamo scrivente, Davide con la testa di Golia.
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