La musica torna protagonista alla Triennale di Milano. Il 13 maggio, in concomitanza con la 24ª Esposizione Internazionale Inequalities, aprirà Voce, il nuovo spazio dedicato all’arte del suono ricavato nel grande salone di 300 mq (più 700 metri quadri di giardino adiacente) che precedentemente ospitava la discoteca Old Fashion all’interno del Palazzo dell’Arte di Muzio. «Si tratta di un progetto in continuità con la vocazione musicale di questa realtà tutta milanese» afferma il presidente Stefano Boeri che ricorda quando Luciano Berio e Bruno Maderna fondarono, nel 1955, lo Studio di Fonologia Musicale della RAI di Milano. La nuova sala d’ascolto di Triennale, pensata per accogliere 200 persone, è stata una sala danzante durante gli Anni 30 e 40, quindi punto di irradiazione dei programmi del terzo canale della Rai negli Anni 50, per poi diventare il “Piper” di Milano popolato da personaggi come Patty Pravo, Lucio Dalla e altri grandi nomi della musica italiana. Ma è il 23 Giugno del 1968 che il locale entra nella storia milanese con un concerto di Jimi Hendrix, mentre nel 1970 è stato ristrutturato e ribattezzato Old Fashion, un nome che lo ha accompagnato fino al 2024 quando è tornato sotto la gestione diretta di Triennale Milano.

«È una svolta storica per Triennale», afferma la direttrice generale Carla Morogallo,«un’istituzione che da sempre porta vanti una strategia culturale che guarda alla contaminazione tra le discipline. Aperto dalla mattina alla sera, Voce sarà uno spazio per la sperimentazione musicale ma anche un luogo formativo». Voce, infatti, accoglierà la programmazione musicale di Triennale, ospitando concerti live, dj set e installazioni sonore, oltre a una serie workshop dedicati al suono e all’ascolto. «Sarà un luogo di fruizione musicale di altissima qualità tecnica e di musica dal vivo. Ma non solo», ci tiene a precisare Boeri, «ci sarà anche una collezione di opere musicali inedite che potranno essere fruite da parte del pubblico solo qui, dando vita a una vera galleria musicale. Un’affermazione di autenticità in un momento storico in cui la musica è facilmente replicabile». Oltre a valorizzazione archivi audio e patrimoni musicali già esistenti, Voce sarà deputato anche all’esplorazione delle nuove produzioni elettroniche e digitali dialogando con le realtà di ricerca contemporanea, molte delle quali hanno sede proprio a Milano.

Lo spazio è stato totalmente ripensato dall’architetto Luca Cipelletti, direttore architettonico del Palazzo dell’Arte dal 2019, nell’ottica di valorizzazione del progetto di Giovanni Muzio del 1933 e rifunzionalizzare gli spazi per renderli più accessibili e contemporanei, senza dimenticare i requisiti energetici e di sostenibilità. Del grande salone è stato riportata in evidenza l’ossatura rettangolare originale retta da un sistema di pilastri che produce tre navate asimmetriche, ma lo spazio – dopo un attento studio acustico – è stato completamente attrezzato con pannelli fonoisolanti, fonoassorbenti e fonoriflettenti, soffitto compreso, oltre a cavità riverberanti. «Ho voluto realizzare una scatola musicale quasi astratta», afferma l’architetto, «Voce è una piccola cattedrale votata alla musica, una cassa armonica essenziale basata sulla tecnologia e non sulla decorazione. Con un’estetica molto tecnica, legata puramente all’ascolto del suono».
Cuore di Voce, infatti, è un grande soundwall centrale dotato di un avanzato sistema di altoparlanti in modalità distribuita («8 satelliti per un suono spazializzato»), che permetterà una fruizione immersiva e di altissima qualità dei contenuti sonori. Il progetto audio e acustico è stato realizzato da Giorgio Di Salvo, designer, musicista e costruttore di impianti hi-fi, insieme all’ingegnere acustico Lucio Visentini e in collaborazione con Knauf. Non solo. All’interno di Voce musica e luci viaggiano allo stesso ritmo grazie al progetto di illuminazione dinamica pensato da Alberto Saggia e Stefania Kalogeropoulos dello studio Anonima Luci che hanno installato 350 metri di strip LED, oltre 8 chilometri di cavi per un totale di 15mila punti luce. Il risultato? La possibilità di creare effetti di animazione sia monocromatici che di gradienti nello spazio.

Sviluppato con la consulenza scientifica di Carlo Antonelli, Voce avrà una programmazione che, grazie al coordinamento curatoriale di Damiano Gullì, si svilupperà nel corso di tutto l’anno e vedrà coinvolti artisti italiani e internazionali. Da metà maggio a fine luglio sono previsti, tra gli altri, Boosta (16 maggio), la band danese The Raveonettes (29 maggio), La Niña (11 giugno), Christian Loffler (3 luglio), la storica voce dei Portishead Beth Gibbons con il suo primo album da solista (11 luglio), oltre a collaborazioni con i festival Kappa Future Festival e Terraforma Exo. «Con Voce», dice Antonelli, «vogliamo realizzare uno spazio elastico riconfigurabile, una ‘navicella spaziale’ che cambia in base alla nostra sensibilità nei confronti del mondo dei suoni. Pensiamo solo a quanto, con i podcast, le fonti audio stiano crescendo rispetto al sovraffollamento di immagini dei social network. Voce è una grande macchina alimentata da 16 km di cavi e speaker sparsi ovunque. Vogliamo regalare un’esperienza avvolgente per riscoprire la sensazione del corpo di fronte alla musica e sentire tutte le stratificazioni del suono».

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