L’appartamento a Milano in cui il sole sembra non tramontare mai

Foto Davide Galli

Spazi vuoti con direttrici chiare, volumi netti, porte a tutta altezza, opere ben posizionate e luce calibrata: questo appartamento è stato concepito come una galleria di arte contemporanea in cui il giallo è protagonista. Non una tonalità piena ma rarefatta che ricorda il “sole anche di notte”, come lo definisce la progettista Elena Martucci, non tanto per le aderenze con la sceneggiatura dell’omonimo film del ’90 dei Fratelli Taviani, quanto per la luminosità diffusa negli spazi.

Merito delle superfici divisorie di vetro colorato, che mutano con la luce naturale del giorno e quella artificiale delle ore notturne, creando un effetto molto particolare.

L'appartamento a Milano in cui il sole sembra non tramontare mai Foto Davide Galli[/caption]

L’ingresso è un gioco di specchi e vetri giallo oro che prolungano all’infinito i punti di vista e mimetizzano l’accesso al bagno di cortesia, con lavanderia, ripostiglio e un armadio di servizio. Il filtro di vetro colorato crea una separazione semitrasparente con l’open space del living, un ambiente questo la cui lunghezza è enfatizzata dal formato strettissimo, solo 4 cm, delle doghe di rovere naturale del pavimento.

Gli arredi sono stati ridotti in una composizione quasi pittorica. Essenziali come il mobile basso della TV che sembra continuare dal pavimento o come l’elemento tecnico site specific, realizzato in tubolare di metallo, con finiture e dettagli in ottone, che regge due piani girevoli: una mensola alta supporto per il videoproiettore e uno scrittoio-tavolino, che può essere rivolto verso il terrazzo o creare una separazione con la cucina; cucina che è un parallelepipedo nero di ardesia che sembra uscire dalla parete di fondo dello stesso materiale, evidenziata dalla luce Serge Mouille.

Una delle superfici verticali è stata rivestita con una tela su pannello con la riproduzione di scena di Cafè Müller della coreografia Pina Bausch, realizzata da Lucia Morandi. «Mi piace portare un po’ di architettura nelle scenografie e viceversa», afferma Martucci, ideatrice del dettaglio. Attuare quindi quelle che chiama delle “scenografate”, termine usato nell’ambiente teatrale per indicare dei trattamenti delle superfici o delle soluzioni rivolte a valorizzare il contesto. Mescolare linguaggi, insomma, come Elena è solita fare e come è avvenuto anche in questo caso.

L'appartamento a Milano in cui il sole sembra non tramontare mai
Foto Davide Galli

Degna di nota la matericità delle pareti, per le quali la progettista ha optato per la finitura a calce. Per la zona pranzo non si poteva semplificare di più, nel segno potente dei maestri: tavolo di Enzo Mari e sedie Gio Ponti; a parete, enigmatica, la foto di un cetaceo.

In fondo al corridoio una porta di vetro rigato acido dà accesso alla suite degli ospiti. Definita la camera “jungle” per i vari toni di verde di pareti e arredi, è dichiaratamente dedicata al relax: pianoforte, amaca messicana per la lettura e divano letto in velluto.

Atmosfera decisamente più austera, quasi monastica, per la camera matrimoniale, con il letto su misura che accoglie una cassettiera scrigno per duecento paia di occhiali. A ingentilire il tutto, la grande rosa di Denis Piel sulla parete: cattura l’attenzione dominando lo spazio.

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Foto Davide Galli
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