«In realtà la luce non illumina, la luce racconta». Così scriveva Ettore Sottsass in uno dei suoi taccuini nel 1988. Una frase che restituisce l’essenza del suo pensiero: la luce, per Sottsass, non è semplice strumento tecnico ma linguaggio, metafora, esperienza. È proprio questa visione a guidare la mostra allestita da Studio Casoli sull’isola di Filicudi, visitabile fino al 26 luglio 2025.
In questo angolo remoto delle Eolie, tra pietre laviche e orizzonti mobili, Sottsass scelse negli anni Ottanta di costruire con Barbara Radice un rifugio estivo, una casa bianca affacciata sul mare. Filicudi non fu solo un luogo dell’anima, ma anche una lente attraverso cui osservare e restituire il mondo. Uno spazio che ha alimentato la sua sensibilità verso la luce mediterranea, l’architettura essenziale del Sud, i silenzi carichi di senso.

La mostra presentata da Studio Casoli si configura come un percorso per suggestioni. Non una retrospettiva cronologica, ma un racconto fatto di frammenti, materiali e atmosfere. Oggetti e immagini si incontrano in un allestimento intimo, dove il confine tra arte, design e pensiero si dissolve.
Tra le opere in mostra, spiccano alcuni mobili del design radicale: la Superbox Torno Subito progettata per Poltronova nel 1966, una torre antropomorfa rivestita di laminato plastico; la consolle Tartar del 1985, prodotta da Memphis, che accosta forme geometriche elementari e superfici laminate a contrasto. Ci sono poi gli specchi Dioniso, opere degli Anni 2000 per Glas Italia, i cui colori stratificati rimandano ai linguaggi simbolici tanto amati da Sottsass.
A completare l’esposizione, una serie di fotografie di piccolo formato realizzate da Sottsass stesso dalla fine degli Anni 90. Sono scatti in cui la luce scolpisce l’essenziale: muri, pietre, ombre, dettagli architettonici, quasi icone di un viaggio personale nel Mediterraneo. Stampate appositamente per questa occasione, le immagini dialogano con le ceramiche smaltate, le sculture in vetro di Murano realizzate con Venini, gli oggetti per Artemide e BD Barcelona.

A emergere non è solo la figura di Sottsass designer, ma quella più complessa e affascinante di un intellettuale nomade, che ha attraversato l’India, l’America, l’Africa, e che nel design cercava un mezzo per rispondere a domande esistenziali: Come si abita il tempo? Come si dà forma al sacro? Come si costruiscono relazioni attraverso gli oggetti?
Sottsass ha sempre pensato il design come gesto rituale. Accendere una luce, disporre una pietra, attraversare una stanza: azioni che per lui non erano mai banali, ma cariche di significato. Ogni oggetto progettato – che fosse un vaso, una scrivania o una macchina da scrivere – doveva contenere memoria, spiritualità, ironia e desiderio.

Questo approccio emerge con chiarezza nella mostra, che non impone interpretazioni ma invita all’ascolto. Ogni pezzo è un piccolo altare laico, che chiede tempo e attenzione. L’allestimento, volutamente asciutto, lascia spazio alla luce naturale che entra dalle finestre e trasforma lo spazio a seconda delle ore del giorno, rendendo ogni visita un’esperienza diversa.
Una mostra da vedere, certo, ma soprattutto da attraversare con uno sguardo lento. Perché, come ci ha insegnato Ettore Sottsass, «gli oggetti servono per vivere, ma anche per pensare, ricordare, sentire».
dove: Studio Casoli, via Pecorini a Mare 98050 Filicudi (Messina)
quando: fino al 26 luglio 2025
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