Un progetto contemporaneo in un contesto arcaico, primitivo nell’accezione positiva del termine. È quello realizzato dagli architetti Aldo Flore e Rosanna Venezia sulle colline di Ostuni in Puglia. La masseria di origini secentesche si trova in un luogo pieno di energia in cui natura e architettura dialogano da sempre tra loro, ma versava da diversi decenni in uno stato di abbandono. Set perfetto per un progetto a km 0, bio e non per modo di dire: qui fanno l’olio, le marmellate, le conserve di verdure e ci sono le arnie delle api per il miele. I proprietari, coppia di sessantenni di origine australiana, dopo un periodo di lavoro a Londra hanno deciso di stabilirsi qui come buen retiro per gran parte dell’anno. Di certo la loro passione per la natura deve aver prevalso, complice questo paesaggio che appare magico. Un luogo in cui le stagioni per secoli hanno modellato le pietre, con testimoni solo gli ulivi, spettatori immobili diventati nel frattempo patrimonio della umanità.
«Da qui si vede il mare e si è circondati dal verde degli alberi che man mano salgono la collina, culmine di quaranta ettari di proprietà» raccontano gli architetti. Alla base della torre di avvistamento – un tempo presidio contro le incursioni dal mare – si trova un gruppo di nove trulli. Le torri, diffuse in tutta la Puglia, costituivano un sistema di allerta a catena, come un tam tam in collegamento visivo. Nel borgo sorge anche una piccola cappella, che in passato offriva ai viandanti un momento di preghiera e riparo.
Il restauro architettonico durato due anni è stato di tipo conservativo e per gli interni ha collaborato la designer londinese Jo Mitton, la quale ha inteso fin da subito la situazione speciale, facendo propri quelli che sono i punti basilari della architettura pugliese, interpretandoli in modo minimalista. La torre fa da corpo principale all’abitazione ospitando il soggiorno e la camera padronale. Sono state ricavate poi altre due camere e un’ampia cucina dall’unione di tre trulli. «Gli ingredienti di questo progetto sono ferro, legno, pietra, essenzialmente naturali come i tessuti impiegati» spiegano gli architetti. Tutte cose semplici, come l’intonaco a calce delle pareti, realizzato col latte di calce ricavato dalla cottura della tipica pietra della Valle d’Itria, utilizzata anche per le pavimentazioni.

Il progetto paesaggistico è stato curato senza sofisticazioni da Rosie Bines Gardens. Risulta così quasi spontaneo con gli alberi da frutto che si alternano alle vasche rialzate dell’orto, con una geometria che detta i percorsi negli spazi esterni. Nel giardino trova posto anche la piscina, progettata dagli architetti Flore & Venezia con deck in legno e l’interno rivestito con intonaco naturale. Le pergole ombreggianti della zona pranzo e lungo la piscina sono state realizzate con una grafica struttura metallica ricoperta in modo raffinato utilizzando i polloni degli ulivi, curvati e intrecciati artigianalmente formano il graticcio che procura l’ombra di ristoro.
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