Un progetto residenziale a Milano che si è rivelato un banco di prova per lo studio Offstage: «Il cemento è uno dei materiali che amiamo molto ma non ci sono molte occasioni di utilizzarlo negli interni, così come le curve non sono molto frequenti nei nostri progetti», dicono gli architetti che amano dare forma a spazi pensati per accogliere le persone.
Siamo dalle parti di via Quadronno, elegante quartiere a sud della cerchia storica di Milano, dove gli edifici razionalisti della prima metà del secolo scorso convivono con quelli modernisti del secondo dopoguerra disegnati dai migliori progettisti italiani. Architetture residenziali gentili, dalle forme arrotondate e materiali industriali come richiedeva lo stile dell’epoca.
È in questo reticolo di vie che un appartamento al secondo piano di un palazzo signorile di inizio ‘900 è stato ristrutturato per una famiglia di origine fiorentina formata da quattro persone. La necessità di una camera in più, tre in tutto, ha dettato la riorganizzazione della pianta con una sostanziale redistribuzione interna degli ambienti, pur senza stravolgere completamente l’impianto originario. Ciò ha comportato la ricollocazione della cucina che, se nella planimetria di partenza occupava un intero locale, nel nuovo progetto trova posto al centro dell’abitazione e diventa il fulcro di tutta la zona giorno.
«La cucina al centro dell’abitare, come nella migliore tradizione italiana», commentano gli architetti. L’involucro di cemento diviene così il segno principale che identifica l’intero intervento. L’area dedicata alla preparazione dei pasti viene risolta in maniera poco convenzionale con questo innesto contemporaneo. Il cemento armato si fa leggero, curvo come se fosse piegato, quinta aperta verso il corridoio che dilata la percezione dello spazio. Un elemento per il quale gli Offstage sono riusciti a mantenere la leggerezza visiva a dispetto, appunto, della sua consistenza. Un compito non facile che di solito riesce, su ben altra scala, solo a quel fuoriclasse dell’architettura, il giapponese Tadao Ando.

Gli angoli arrotondati ritornano anche nei controsoffitti in cartongesso, interpretati come un foglio di carta che si srotola, con effetto un po’ da galleria. Le due essenze di legno, quello del parquet di rovere e faggio esistente e degli arredi disegnati su misura, fanno da contraltare mitigando l’aspetto grezzo del cemento. Le porte d’epoca in legno restaurate, gli scuri e gli stucchi a soffitto concorrono a dare un tocco d’antan all’insieme. Gli arredi di famiglia, tra cui ci sono delle chicche ricercate viste raramente, come le sedie di Pierre Guariche e di Gastone Rinaldi, vanno a completare lo spirito eclettico ma pur sempre classico dell’abitazione. Tutte scelte stilistiche decisamente coerenti con l’identità e lo spirito della casa. «Difformità espressive per l’uniformità di uno stile», sintetizzano gli Offstage.
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