Che cos’è l’Art Nouveau?
Sviluppatosi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, l’Art Nouveau fu un movimento artistico che interessò architettura, arti figurative e arti applicate, diffondendosi largamente in Europa e negli Stati Uniti. Nato in opposizione all’accademismo e al gusto storicista, proponeva un linguaggio radicalmente nuovo, ispirato alle forme della natura e in sintonia con la sensibilità moderna. A favorirne l’espansione fu il clima culturale della Belle Époque, segnato dall’industrializzazione e dall’ascesa della borghesia, che vedeva in questo stile un mezzo per affermare la propria identità. Riviste ed esposizioni universali contribuirono a diffondere modelli, tecniche e soluzioni, delineando un’estetica comune pur con accenti e nomi diversi da paese a paese: Liberty o floreale in Italia, Modern Style in Gran Bretagna, Modernismo catalano in Spagna, Velde Stil in Belgio, Jugendstil in Germania, Sezessionstil in Austria.
Caratteristiche dell’Art Nouveau
Lo stile Art Nouveau si riconosce per le sue forme organiche e dinamiche: linee sinuose che richiamano, stilizzate, gli steli di piante e viticci, sostituendo le rigide geometrie degli stili precedenti. Motivi floreali e figure ispirate al mondo naturale ricorrono su facciate, ringhiere, vetrate e spazi interni, creando ambienti avvolgenti e riccamente decorati. Arta importante caratteristica dell’Art Nouveau, è lo stretto rapporto tra struttura e ornamento: colonne, travi e infissi non sono semplici elementi costruttivi ma diventano essi stessi parte del disegno complessivo, in continuità con l’estetica generale e con il concetto di opera d’arte totale (gesamtkunstwerk). Secondo questo principio, architettura, arredo, pittura e scultura avrebbero dovuto convivere in un insieme armonico e coerente, dal piccolo dettaglio alla visione d’insieme.
Pur opponendosi alla produzione di massa e alla standardizzazione che avevano impoverito il gusto nella seconda metà dell’Ottocento, gli esponenti dell’Art Nouveau non condannarono in toto la meccanizzazione. Al contrario, seppero coniugare ricerca estetica, alta qualità esecutiva e ispirazione alla natura con le possibilità offerte dai nuovi materiali tipici della produzione industriale. Adottarono dunque una posizione sfumata rispetto a William Morris e alla corrente delle Arts and Crafts: movimento precursore che, ostile alla produzione seriale, insorse introno alla metà dell’Ottocento invocando un ritorno alla genuina artigianalità. L’alleanza tra arte e industria divenne così un principio fondante dell’Art Nouveau, sostenuto dall’idea di portare bellezza nella vita quotidiana, rendendola accessibile a un pubblico più ampio. Approfittando delle possibilità tecniche offerte dai nuovi materiali industriali, i progettisti iniziarono a sperimentare con essi; ne nacquero architetture dalle grandi vetrate colorate che inondavano gli interni di luce naturale, coperture leggere, slanciate pensiline metalliche … Pensiamo, ad esempio, alle edicole d’ingresso delle stazioni della metropolitana di Parigi, caratterizzate da elaborate e voluttuose strutture in ferro battuto e vetro. Furono disegnate tra il 1900 e il 1913 dall’architetto Hector Guimard, esponente di spicco dell’Art Nouveau in Francia, dove questa estetica era inizialmente conosciuta proprio come Style Guimard.

Art Nouveau: artisti e architetti
Su scala internazionale, l’Art Nouveau annovera una costellazione di architetti e artisti che hanno lasciato opere diventate icone del movimento. In Francia, il maggiore interprete fu, come anticipato, Hector Guimard, autore del Castel Béranger (1898) e delle entrate del métro parigino, che con le loro strutture sinuose in ferro e vetro divennero simbolo stesso dello stile. Accanto a lui si distinse Henri Sauvage, architetto e designer che, partendo dal lessico dell’arte nouveau, sviluppò un linguaggio personale più sobrio e razionale. Tra le sue opere si ricordano gli interni raffinati dei Magasins Réunis a Nancy e la Villa Majorelle, realizzata in collaborazione con l’ebanista Louis Majorelle, uno dei maggiori esponenti della scuola di Nancy. In Francia primeggiarono nel design e nelle arti applicate anche Émile Gallé, maestro del vetro di Nancy, e René Lalique che portò lo stile nel settore del gioiello.
In Belgio, l’architetto Victor Horta fu tra i primi a tradurre i principi dello stile in architettura: la Casa Tassel (1893), a Bruxelles, è considerata la prima realizzazione compiutamente Art Nouveau, grazie alla pianta libera, al sapiente uso del ferro e alle decorazioni vegetali che si intrecciano sulle balaustre della scenografica, nonché celebre, scala. Altri capolavori di Horta sono la Casa Solvay e la Casa van Eetvelde, caratterizzate da luminosi interni scanditi da ariose strutture in metallo e vetro.

Sempre in Belgio operò Henry van de Velde, teorico e progettista, che trasferì il linguaggio Art Nouveau anche alle arti applicate, ovvero al design di mobili, tessuti e oggetti d’uso. Nel perseguire l’ideale dell’“opera d’arte totale”, progettò la sua Villa Bloemenwerf a Uccle, vicino a Bruxelles, curandone ogni dettaglio: dalla struttura architettonica agli arredi, fino alla coltelleria e agli abiti fluenti pensati per la moglie, tutto rigorosamente su disegno.
In Austria, nello specifico a Vienna dove aveva preso piede la Secessione Viennese, Gustav Klimt declinò l’Art Nouveau in pittura con dipinti lavorati a foglia oro come Giuditta e Il bacio, mentre Otto Wagner e i suoi allievi Joseph Maria Olbrich e Josef Hoffmann diedero il loro contributo in architettura. Wagner passò dalle ricche stazioni gemelle di Karlsplatz alla moderna progettazione della Cassa di Risparmio Postale (1903), un edificio essenziale e privo di ornamenti, noto per la grande sala degli sportelli illuminata zenitalmente. Olbrich fu invece autore del Palazzo della Secessione (1898), volume severo e squadrato dall’impianto classicista, sormontato da una cupola dorata a foglie d’alloro. Sede del movimento, ospitò le esposizioni degli artisti secessionisti, tra cui lo stesso Klimt (all’interno è conservato infatti Il Fregio di Beethoven). Il terzo esponente della Secessione, Hoffmann, progettò il sobrio Sanatorio di Purkersdorf, in cemento armato, e il sontuoso Palazzo Stoclet a Bruxelles (1905-11), impreziosito internamente dai mosaici di Klimt e Leopold Forstner e coronato da una torre che sembra prefigurare l’Art Déco.

In Scozia, a Glasgow, Charles Rennie Mackintosh sviluppò un linguaggio personale, geometrico: la sua Glasgow School of Art (1897-1909) e arredi divenuti icone del design come la Ladder Back Chair, mostrano una ricerca basata su linee pure ed essenziali, influenzata anche dall’estetica giapponese. In Spagna, il Modernismo catalano trovò infine nel genio di Antoni Gaudí il suo massimo interprete. Oltre alle famosissime Casa Batlló (1904-06) e Casa Milà – La Pedrera (1906-10), con facciate ondulate, tetti dalle forme zoomorfe in maioliche colorate e balconi scultorei, Gaudí dedicò quarant’anni alla Sagrada Família, ancora oggi in costruzione, sintesi grandiosa di forme gotiche e natura organica. Le sue architetture irregolari, animate da superfici disomogenee e mosaici policromi in trencadís, restano tra le più singolari ed espressive di tutta la stagione Art Nouveau.
Stile Liberty: l’Art Nouveau in Italia
In Italia l’Art Nouveau prese il nome di Stile Liberty, mutuato dai magazzini londinesi Liberty & Co., specializzati in stoffe e decorazioni floreali, che conquistarono rapidamente il gusto borghese. Lo stile si diffuse infatti tra le famiglie agiate, che ne adottarono l’estetica per i loro prestigiosi palazzetti. Tra gli interpreti in architettura spiccano Raimondo d’Aronco, Pietro Fenoglio, Giuseppe Sommaruga ed Ernesto Basile. A Milano, Sommaruga realizzò il monumentale Palazzo Castiglioni (1901-03), cui si affiancarono opere come la Casa Galimberti di Giovanni Battista Bossi e la Casa Campanini di Alfredo Campanini.

A Torino, Fenoglio fu l’autore della residenza Fenoglio-Lafleur (1902) e di moltissimi altri edifici che ancora oggi fanno della città la “capitale italiana del Liberty”. A Palermo, Basile interpretò lo stile in chiave siciliana in numerosi villini, tra cui il noto Florio, mentre pittori e decoratori come Galileo Chini e Adolfo De Carolis, e designer di mobili come Carlo Bugatti ed Eugenio Quarti si distinsero nell’arte Liberty.
Con le sue varianti nazionali e i suoi protagonisti, l’Art Nouveau ha lasciato un’eredità architettonica preziosa, ancora ben riconoscibile nei tessuti urbani delle città in cui “fiorì”.
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