Come è cambiato il pubblico nell’era dei social network? Quanta attenzione prestiamo a un film quando andiamo al cinema, a un’opera d’arte al museo, a uno spettacolo teatrale? Ma anche a quello che succede intorno a noi o a chi ci parla al telefono? Quanto riusciamo a restare concentrati senza cedere alle distrazioni e agli stimoli che continuamente ci arrivano tra messaggi, mail e notifiche? Il comportamento degli spettatori nella società contemporanea è al centro del progetto che gli artisti Elmgreen & Dragset hanno messo in scena a Londra per la tredicesima edizione di Prada Mode. In programma dal 17 al 19 ottobre in occasione della fiera d’arte Frieze, il progetto culturale itinerante del brand italiano, dopo Abu Dhabi e Osaka, torna nella capitale inglese con l’installazione The Audience.
All’interno del nuovo Town Hall a King’s Cross, edificio storico trasformato in location per eventi, i due artisti di stanza a Berlino hanno ricreato un cinema temporaneo, dove il vero protagonista è il pubblico. Sul grande schermo viene proiettato in loop un video che riproduce il dialogo tra due creativi, le cui figure sono volutamente sfocate. «Non c’è un vero inizio e una vera fine, così da dare a chi entra la sensazione di essere sempre un po’ in ritardo, chi arriva deve infilarsi in silenzio in sala e cercarsi un posto senza disturbare le persone già sedute», commentano i due, maestri nel ribaltare le prospettive e annullare i confini tra ciò che è vero e falso, sin dal celeberrimo finto negozio (di Prada, anche in quel caso) installato nel bel mezzo del deserto texano, a 60 km dalla città di Marfa, in Texas, esattamente vent’anni fa.
«Con la sfumatura delle immagini perché volevamo creare un piccolo attrito, una sorta di resistenza che sposta l’attenzione dallo schermo allo spazio e alle persone in sala. Ma, naturalmente, c’è anche un’associazione con le immagini che non si caricano completamente, contenuti che sono proibiti dalla velocità o forse che passano così velocemente da restare sfocate», commentano gli artisti. Protagonisti del film sono un pittore e uno scrittore che si confrontano sulle loro pratiche artistiche, discutendo, talvolta rimproverandosi a vicenda. “Ma il pubblico dell’arte non è un vero pubblico. Ho letto da qualche parte che il pubblico dell’arte trascorre in media solo trenta secondi davanti a un’opera”, dice a un certo punto uno dei due attori, che sembra riferirsi proprio agli spettatori che li stanno osservando in quel momento.
Ben presto, il pubblico presente in sala si svela per quello che è: falso. Alcune delle poltrone infatti sono occupate da cinque sculture iperrealistiche di spettatori immortalati in posizioni che riflettono vari livelli di attenzione: una signora di mezza età, una coppia di ragazzi, un signore con lo sguardo severo e una giovane donna. È lei la più sorprendente: estremamente concentrata, con i suoi abiti da ufficio, ha ai suoi piedi la culla con il suo bebè. «Quasi nessuno osa portare un bambino appena nato in una sala cinematografica, per paura che si metta a piangere e possa disturbare gli altri. Volevamo che ognuno di loro avesse qualcosa di insolito», commentano gli artisti.
L’installazione prosegue al piano superiore, dove un bar realmente funzionante ospita un’altra scultura intitolata The Conversation. In quest’opera, una figura femminile è seduta da sola al tavolo di un bar tenendo il suo telefono in mano con fare annoiato: collegato su FaceTime, uno dei due attori del film (in questo caso chiaramente visibile) parla incessantemente senza darle il tempo di ribattere. A chiudere il cerchio, collegando le opere tra loro, c’è un televisore, posizionato alla sinistra del grande schermo, che riproduce in loop la telecamera puntata sulla platea, offuscando deliberatamente il confine tra l’essere osservatore e l’essere osservato. Chi osserva chi?
«The Audience — confermano Elmgreen & Dragset — è un’opera che riguarda l’esperienza dello spettatore e il modo in cui si può reindirizzare la prospettiva di visione dei visitatori. Come artisti, spesso abbiamo voluto realizzare mostre in cui l’attenzione del pubblico fosse attirata in direzioni contrastanti, spazi che incoraggiassero un certo livello di incertezza e in cui lo spettatore dovesse navigare attivamente in ambienti apparentemente familiari, ma in modi nuovi. Essere parte del pubblico in un cinema o in un teatro implica essere uno dei tanti, condividere un’esperienza, un momento all’interno di una coreografia spaziale. In The Audience, quell’esperienza condivisa diventa visibile e il pubblico entra a far parte della narrazione stessa».
Oltre all’installazione, Prada Mode London ospita una serie di incontri sul tema del pubblico, come l’interessante conferenza “Sit Down and Be Quiet” di Kirsty Sedgman, pluripremiata studiosa di cultura specializzata in tematiche legate al pubblico, all’esperienza, al comportamento e alla comunicazione. Ma anche lecture, conversazioni, performance e dj set. Un club, dove le persone si incontrano, come succede al cinema. «Una delle cose belle del ritrovarsi negli spazi comuni è che non c’è un algoritmo a decidere con chi devi stare o interagire», concludono gli artisti. «Sono le persone che scelgono di stare insieme per vivere un’esperienza collettiva. E potresti trovare persone sorprendenti accanto a te, giusto?”.
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