Il sogno tropicale di Roberto Burle Marx, un gioiello naturale da riscoprire

L’interno dell’Atelier con gli arredi di Janete Costa. Foto Filippo Bamberghi per Living

«Questo luogo è il frutto della vita di Burle Marx, della sua mente e del suo cuore», afferma Claudia Storino, architetto e designer, direttrice del Sítio Roberto Burle Marx dal 2012. Situata a Rio de Janeiro, a circa 50 chilometri dal centro città, immersa nella Foresta atlantica, con acqua abbondante proveniente da zone e sorgenti diverse, la residenza-museo-giardino botanico è un gioiello naturale valorizzato dalla migliore architettura paesaggistica brasiliana.

Si tratta di una saga, un’opera iniziata e portata avanti incessantemente per decenni dal paesaggista, architetto, artista e collezionista Roberto Burle Marx, che qui, nel 1949, acquista insieme al fratello minore Guilherme Siegfried un’antica fattoria del XVIII secolo dedicata alla coltivazione di zucchero e caffè.

Nel corso degli anni, amplia la proprietà con l’aggiunta di terreni limitrofi e la trasforma di fatto in un ‘laboratorio vivente’ di 405mila mq destinato alla piantumazione e alla coltivazione, alla ricerca e agli esperimenti botanici, oltre a ospitare la casa dove vive fino ai suoi ultimi giorni. Nel 1985 dona il tutto all’Istituto del Patrimonio Storico e Artistico Nazionale (IPHAN) affinché il progetto possa essere portato avanti e condiviso. Nel 2021 il Sítio, unico nel suo genere, viene riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità nella categoria Paesaggio Culturale. Questa la storia recente. Quella più antica va ricercata nell’infanzia di Roberto: quarto figlio del tedesco Wilhelm Marx – c’è una parentela con Karl Marx, cugino di suo nonno – e della brasiliana Cecilia, di origini francesi e di cognome Burle.

Da San Paolo, dove è nato nel 1909, si trasferisce ancora bambino a Leme, un sobborgo tranquillo e allora poco urbanizzato di Rio de Janeiro, ai piedi del Morro da Babilônia, proprio alla fine della spiaggia di Copacabana. Cresciuto nella ricca vegetazione popolata di orchidee e bromelie, inizia a sviluppare quella grande passione per la natura che lo trasformerà poi nel creatore del giardino tropicale moderno, con quel suo concetto innovativo di progettazione paesaggistica, intesa come dialogo tra botanica e città.

Atelier rivestito in piastrelle sui toni dell'azzurro, tavolo in legno centrale
La Loggia, un piccolo atelier di pittura e serigrafia. Foto Filippo Bamberghi per Living

Quando occupa definitivamente il Sítio e il terreno a Barra de Guaratiba il suo manifesto ecologico, estetico e artistico prende forma. Ristruttura e amplia la grande casa principale, a buon diritto chiamata Casa di Roberto: un edificio a L con pareti imbiancate, infissi dipinti di blu e tegole in ceramica.

Fa costruire nuovi padiglioni, ognuno con una forma e una destinazione d’uso specifica: la Loggia, il piccolo studio di pittura e serigrafia rivestito da un pannello di piastrelle appositamente disegnate; la Sala delle Feste; la Cucina di Pietra realizzata con blocchi raccolti sul sito; l’Edificio Amministrativo e la Cappella di Santo Antônio da Bica, risalente al XVIII secolo, restaurata e mantenuta per uso comunitario. Sette edifici in totale, a cui si aggiungono sei laghi e giardini con 3.500 specie di piante tropicali e subtropicali, molte delle quali raccolte personalmente dal paesaggista nelle sue spedizioni scientifiche.

Sala con oggetti di ceramica, lampada a sospensione, portone rosso
L’ingresso della Sala delle Ceramiche. Foto Filippo Bamberghi per Living

Questo immenso centro culturale ospita una collezione museale di oltre tremila esemplari, che comprende un vasto repertorio della produzione artistica dello stesso Burle Marx (dipinti, sculture, arazzi e piastrelle) e pezzi di diversi stili, epoche e provenienze: arte di Cuzco, precolombiana, sacra e popolare brasiliana, cristalli e conchiglie. È inoltre possibile ammirare mobili e oggetti d’uso quotidiano, dal Brasile coloniale al Bauhaus, tra cui il pianoforte a coda suonato durante le serate con gli amici.

Burle Marx amava infatti organizzare feste e cene indimenticabili. Nella Loggia e nella Cucina di Pietra curava personalmente le composizioni floreali, dipingeva a mano le tovaglie, preparava menu ad hoc. Ancora oggi, i visitatori ricevono in regalo le ricette dei suoi piatti preferiti: il dolce di pere con pepe del Madagascar e la torta di gamberi e porri.

Cucina di Pietra progettata da Rubem Breitman e Haroldo Barroso Beltrão e l’opera Cabeça de Cristo di Jaime Nicola de Oliveira
La Cucina di Pietra progettata da Rubem Breitman e Haroldo Barroso Beltrão. Foto Filippo Bamberghi per Living
Living ©RIPRODUZIONE RISERVATA

L’articolo Il sogno tropicale di Roberto Burle Marx, un gioiello naturale da riscoprire sembra essere il primo su Living.

Deixe um comentário

O seu endereço de e-mail não será publicado. Campos obrigatórios são marcados com *

Rolar para cima