Una casa che sfrutta i suoi vincoli strutturali
Nascosta all’interno di un tranquillo isolato del centro di Milano, questa casa a Milano si apre inaspettatamente su un giardino di cento metri quadrati, silenzioso e pieno di luce. Un contrasto che riassume bene lo spirito del progetto firmato da Valencia Biscottini, lo studio milanese fondato da John William Valencia e Giuseppe Biscottini che da anni lavora sul confine sottile tra misura e libertà espressiva.
L’appartamento, situato al piano terra di un edificio degli Anni 80, nasceva da una distribuzione frammentata, priva di luce naturale, che non riusciva a nascondere la criticità dei soffitti bassi.
L’intervento ne ha valorizzato le potenzialità ribaltando la logica originaria: si è scelto di spostare la zona giorno verso il giardino e riservare alle camere e ai bagni gli spazi più raccolti. Ne risulta un living ampio e continuo, scandito da materiali e colori che raccontano la personalità artistica dei proprietari, entrambi attivi nel mondo della pubblicità.
Il progetto prende forma attorno a due elementi imprevisti: un pilastro e una trave in cemento, scoperti durante i lavori e trasformati in protagonisti dello spazio. Lontani dall’essere un vincolo, diventano un segno identitario lasciato a vista come memoria della struttura e punto di partenza per un linguaggio nuovo.

Attorno a questo nucleo prende forma la grande isola in acciaio inox, sostenuta da due volumi geometrici – un cilindro laccato blu scuro e un cubo metallico che funge al tempo stesso da seconda gamba e contenitore – che si inseriscono nel disegno della casa come sculture funzionali.
“Ci interessava trovare un equilibrio tra rigore e vitalità, tra la materia grezza e l’energia del colore” raccontano gli architetti. Il risultato è una composizione calibrata di geometrie e cromie, dove il cemento si stempera nel rosa della parete di fondo, nel blu profondo dell’isola e nei riflessi metallici della cucina.
A rendere più caldo e continuo l’ambiente è il pavimento in parquet a spina di rovere scuro, che attraversa tutta la casa creando un filo visivo coerente. Anche la luce diventa materiale progettuale: un piccolo oblò incastonato nella libreria permette alla luce naturale del soggiorno di filtrare fino all’ingresso, trasformando un punto cieco in un passaggio poetico.

Anche i bagni sono pensati come microcosmi di colore: uno con piastrelline lilla e cementine verdi, l’altro con pavimento terrazzo in marmo nero e pareti rosa lucido. Scenografici ma misurati, raccontano la stessa cura per la materia che attraversa tutta la casa.
Gli arredi, quasi tutti firmati da Cini Boeri per Arflex, amplificano la tensione tra ordine e gioco: il divano Strips, le poltroncine Botolo, la chaise longue Boborelax e la Pecorelle in camera da letto costruiscono un paesaggio domestico morbido e affettuoso, fatto di curve, colore e memoria.

E poi il giardino è un piccolo mondo privato che raddoppia la superficie vissuta e offre, in pieno centro città, una dimensione di quiete. “Ogni nostro progetto cerca un equilibrio tra neutralità e sorpresa” spiegano gli architetti. “Ogni volta cerchiamo di raccontare una storia diversa. Qui la storia è quella della luce, che mette in relazione materiali, volumi e persone, secondo un’idea di abitare che riflette la poetica dello studio: dare vita a spazi autentici, in cui la quotidianità trovi una forma accogliente senza essere patinata, capace di cambiare con chi li abita.
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