Il terminal in disuso dell’aeroporto di Abu Dhabi rinasce in cocasione di Nomad

La quindicesima edizione di Nomad debutta a Abu Dhabi e lo fa in un luogo che parla da sé: l’ex Terminal 1 dello Zayed International Airport, un’architettura-simbolo firmata da Paul Andreu, tornata oggi protagonista in una veste completamente nuova. Cupole a mosaico, passaggi curvilinei, geometrie moderniste e un’aura quasi sospesa: è dentro questo guscio di memoria che Nomad fino al 22 novembre 2025 mette in scena una selezione di collectible design, arte contemporanea e progetti speciali.

L’atmosfera è quella del viaggio: l’attesa, l’attraversamento, il varco. Elementi che diventano chiave curatoriale e che guidano una selezione di gallerie internazionali e di voci provenienti dal Medio Oriente e dal Nord Africa. L’obiettivo è creare un ponte reale tra le pratiche creative della regione e il circuito globale del collezionismo, inserendosi in una città che negli ultimi anni ha assunto un ruolo sempre più centrale nel panorama culturale internazionale.

Abu Dhabi sta riscrivendo il proprio immaginario culturale: dal Louvre Abu Dhabi alla nascente Saadiyat Cultural District, fino alle dinamiche di Dubai, oggi uno dei laboratori più fertili del design contemporaneo. In questo contesto, Nomad diventa un attivatore: prende un’architettura iconica e la riaccende, riportandola al pubblico attraverso un’esperienza ravvicinata e quasi teatrale. Il Terminal 1, in disuso dal 2023, diventa così il protagonista di un nuovo capitolo. Non viene solo riaperto: viene interpretato, abitato, illuminato da installazioni che ne valorizzano le curve, le texture, gli scorci retrofuturistici. Non è una fiera, ma uno spazio emotivo in cui gallerie e progetti si innestano come destinazioni all’interno di un percorso fluido.

Il terminal in disuso dell'aeroporto di Abu Dhabi rinasce in cocasione di Nomad

Gallerie, materiali, geografie: un mosaico di linguaggi

Il percorso espositivo attraversa gallerie europee, nordafricane, mediorientali e sudamericane, affiancando storiche realtà del collectible design ad altre più giovani che lavorano sulla trasformazione dei materiali. Nilufar propone un dialogo tra maestri come Gio Ponti e voci contemporanee come Osanna Visconti, StudioDanielK, Etereo e Christian Pellizzari mentre Gallery Fumi porta sperimentazioni in vetro, legno e ceramica. Don Tanani e Le Lab presentano una nuova generazione di designer egiziani capaci di coniugare artigianato, tecniche locali e visioni contemporanee.

La materia è il vero filo conduttore: legni scolpiti, metalli ossidati, tessili digitali, marmi stratificati, ceramiche plasmate come superfici architettoniche. Ogni stand sembra un micro-gate d’imbarco verso una destinazione differente, trasformando il Terminal 1 in un aeroporto immaginario fatto di gesti, texture e linguaggi.

Tra i progetti speciali spiccano A Thousand Layers of Stomach di A.A. Murakami con Trame Paris, che combina intelligenza generativa e tessitura in un paesaggio di pattern in continua evoluzione, e When Earth Dreamt in Gold, l’installazione ideata da Hechizoo per Iwan Maktabi, un ambiente di fibre metalliche e rimandi naturalistici che si accende alla luce. La Tilad Collection dell’Irthi Contemporary Crafts Council poi intreccia Talli e Safeefah – tecniche femminili locali – con materiali provenienti dal Messico, costruendo un ponte tra geografie diverse attraverso la manualità.

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Tra i capitoli più attesi, Bottega Veneta presenta Destinations, un progetto dedicato ai cinquant’anni dell’Intrecciato. Curato da Rana Beiruti, mette al centro l’intreccio come gesto, relazione e costruzione di significato. Gli otto designer e studi coinvolti – tra cui Abdalla Almulla, Amine Asselman, Esna Su, Shaha Raphael e Sayar & Garibeh – interpretano il codice della maison attraverso materiali locali: ceramica, pietra vulcanica, intrecci di foglie di palma, zellige, sisal, superfici scolpite e anche pellami d’archivio. Ogni pezzo diventa un’estensione dell’Intrecciato: un gesto antico che si rilegge attraverso culture, tecniche e visioni contemporanee.

Il terminal in disuso dell'aeroporto di Abu Dhabi rinasce in cocasione di Nomad

Guidata da Nicolas Bellavance-Lecompte, architetto e curatore italo-canadese, l’edizione di Abu Dhabi di Nomad si impone come una dichiarazione di intenti: valorizzare l’identità del luogo, creare dialoghi interculturali e riportare attenzione sulla dimensione artigianale come valore condiviso e contemporaneo.

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