La casa parigina di Gabriella Cortese è un’oasi di quiete ai piedi di Montmartre

Parigi può ancora regalare angoli silenziosi, quasi irreali. Gabriella Cortese, fondatrice del brand di moda Antik Batik, ne ha trovato uno «che sembra campagna nel cuore della città»: una via privata ai piedi di Montmartre, dove il rumore si ferma davanti alla cancellata lasciando spazio a bambù, glicini e luce. Qui, dove visse il pittore Giovanni Boldini, in un quartiere storicamente abitato da artisti e atelier, in primis Victor Hugo, ha costruito il suo rifugio: una casa che custodisce memorie, affetti e la stessa sensibilità materica e cromatica che attraversa da trent’anni le sue collezioni di abbigliamento e accessori.

«Ha un po’ di Bretagna e un po’ d’Inghilterra» ci racconta. La sua casa è un intreccio profondo e stratificato: Torino, Parigi, l’Asia dei suoi viaggi, il gusto mitteleuropeo ereditato dalla nonna ungherese. Un mosaico personale cucito con naturalezza, stanza dopo stanza.

Il progetto d’interni è firmato da Michela Curetti, interior designer piemontese, che ha lavorato sull’intera casa a quattro mani con Gabriella costruendo un equilibrio misurato tra luce, materiali e palette cromatica. In questo disegno complessivo si inserisce anche la scala, trattata come un elemento scenografico: le sospensioni in cascata di Tom Dixon ne accompagnano il movimento verticale con un ritmo calibrato di altezze e riflessi. La luce entra libera dalle ampie finestre e dalle bow-window che affacciano sul giardino.

La casa respira attraverso i materiali. Le pareti alternano colori e carte da parati in seta di De Gournay, scelte all’ingresso come fondale botanico. I tessuti – di Decortex, Jab, Ratti, Dedar, Society Limonta e Designers Guild – compongono cuscini, tende e divani in sfumature che oscillano tra verde, blu polverosi e gialli.

Il salotto, con i divani in velluto verde, si apre sul giardino come un prolungamento naturale. Spiega Gabriella: «Il verde è il colore per cui ho una debolezza, è come un preludio della natura», che rientra costantemente nei suoi interni.

La casa parigina di Gabriella Cortese è un'oasi di quiete ai piedi di Montmartre
Nulla qui ha un valore puramente decorativo. Gli oggetti sono storie: i vasi cinesi della nonna, un antico pendolo, pezzi raccolti nei mercatini, dai piatti di Vallauris alle ceramiche Barbotine. «Tutto si fonde dentro l’atmosfera della casa», spiega. Le sovrapposizioni sono spontanee ma mai casuali: come negli abiti Antik Batik, anche gli interni nascono da una regia invisibile fatta di memoria, artigianato e libertà.

Il giardino è il cuore emotivo della casa. «È una casa che respira verde e luce in ogni stanza», racconta Gabriella. Le bow-window – una nel salotto, l’altra nella camera da letto – non sono semplici aperture: sono luoghi in cui leggere, scrivere, disegnare, far sedimentare un’idea di collezione. In primavera qui si muove come in un atelier all’aperto: cura le piante, osserva i colori del fogliame, lascia che la natura suggerisca combinazioni, trame, sfumature.

La casa parigina di Gabriella Cortese è un'oasi di quiete ai piedi di Montmartre
Foto Nicolas Mathéus

Chi conosce Antik Batik ritrova in questa casa lo stesso alfabeto: la cura dei ricami, la leggerezza delle stampe, la devozione per il fatto a mano. Gabriella ha viaggiato tutta la vita, collaborando con gli stessi atelier in India, Perù e Indonesia per oltre trent’anni. Eppure, paradossalmente, la sua casa parigina non ha nulla di etnico. È un luogo intimo, radicato, costruito sull’essenzialità dei materiali e su una palette pacata, quasi pittorica.
Curetti ha lavorato proprio su questo: evocare atmosfere europee con tocchi di Oriente, amalgamare velluti, legni, pattern botanici, senza mai perdere la naturalezza dell’insieme.

La casa parigina di Gabriella Cortese è un'oasi di quiete ai piedi di Montmartre
Foto Nicolas Mathéus

Se dovesse descriverla, dice Gabriella, la sua casa è «un luogo dove regna la pace», fatto di molte cose che si sovrappongono invitando lo sguardo a muoversi. È una casa che non si impone, ma accoglie. Una casa che racconta le sue radici a Torino e allo stesso tempo la vita adulta, Parigi, la curiosità del viaggio.
«Il calore umano è la cosa più importante», ripete. E si sente: nella luce che scivola sulla scala, nei velluti che assorbono il pomeriggio, nei libri che riempiono la libreria scura, nella tavola apparecchiata con vetri antichi. Una casa che non cerca la perfezione, ma l’autenticità: proprio come il suo brand.

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