Il 20 marzo, a Milano, riapre ufficialmente al pubblico il Labirinto di Arnaldo Pomodoro. Una grande opera d’arte in cui è letteralmente possibile addentrarsi e passeggiare, per conoscere intimamente il metodo creativo e la carriera del celebre scultore italiano.
Nelle tre stanze che lo compongono, per una superficie complessiva di 170 metri quadri, appaiono infatti lavori terminati e in progress, scenografie già utilizzate per allestimenti passati e sperimentazioni di materiali: un micro mondo pensante, allestito secondo i codici creativi dell’artista, nonché suo personalissimo macro laboratorio espositivo.
Situato nei sotterranei dell’headquarter milanese recentemente ristrutturato della Maison Fendi, il labirinto è un viaggio nell’arte di Arnaldo Pomodoro e nella storia delle civiltà antiche, a cui lo scultore ha sempre guardato come forma di ispirazione e modello creativo.
La storia degli spazi che ospitano il Labirinto
L’idea di creare un ‘labirinto’ nasce nel 2005, quando Pomodoro si innamora dell’area e sceglie di determinarla come sede dell’omonima fondazione (la Fondazione Arnaldo Pomodoro).
Mentre dal piano terra a quelli superiori l’edificio ospitava mostre e incontri a tema, i sotterranei diventano, così, sin da subito, luogo di sperimentazione: ambienti in cui spazio e tempo (tuttora) si fondono e si confondono (da qui, il nome di labirinto) per ospitare una grande, complessiva creazione in divenire che, oggi, sintetizza il suo personale modo di creare e comporre.
Avviata nel 1995, nasce immediatamente come progetto in costante progressione destinato a rimanere tale: a testimoniarlo, nell’ultima stanza, una parete allestita realizzata in materiale poroso, differente rispetto alle altre, e caratterizzata da un tipo di incisione singolare: come a lasciare intendere al visitatore che il percorso è intenzionalmente incompiuto. Terrosa al tatto e alla vista, al contrario delle altre luminose e patinate, sembra un fossile.
Pensato come un viaggio su più livelli, Il Labirinto soddisfa anche il desiderio di Pomodoro di omaggiare le antiche civiltà, soprattutto in relazione al simbolismo e alla scrittura, per lui importante elemento di confronto e modello.

La panoramica di una carriera, concentrata in 170 metri quadrati
Il labirinto è realizzato quasi interamente in fiberglass, un richiamo al suo principio di carriera, quando negli Anni 60 utilizzava la fibra di vetro per creare scenografie.
Sono numerosi i richiami a fasi creative e professionali che hanno contribuito a rendere Pomodoro celebre nel mondo. Non tutti forse sanno che da giovane l’artista inaugura la sua carriera realizzando scenografie e gioielli: così leggero ed economico, il fiberglass gli permette di sperimentare e, anche per il Labirinto, torna nella sua funzionalità tecnica ed espressione estetica.
Pomodoro riteneva fondamentale che i volumi per le scenografie potessero interagire con gli attori (ai tempi del teatro) e il pubblico (per il Labirinto).

Più si entra e più il carattere scenografico si fa sentire. Oltre alla fibra di vetro, sono protagonisti i materiali: dall’acciaio di una lancia al rame termoformato (ovvero assemblato a partire da una matrice in creta) del pavimento. Curiosità: le lastre sono le stesse che rivestono l’esterno del Carapace della Tenuta Castelbuono di Lunelli, in Umbria.
“Il mio ingresso nel labirinto è un invito nei meandri di un percorso, dove il tempo è trasformato in spazio e lo spazio a sua volta diventa tempo”, afferma lo stesso Arnaldo Pomodoro, descrivendo la profonda connessione tra il suo lavoro e l’esperienza sensoriale dei visitatori.
In continuità con la partnership tra Fendi e Fondazione Arnaldo Pomodoro, la sede ospita, oltre all’opera ambientale Ingresso nel Labirinto, anche due costumi realizzati dall’artista e oggi esposte nell’atrio Solari 35: Costume di Didone (per Didone, regina di Cartagine di Christopher Marlowe, messa in scena a Gibellina nel 1986) e Costume di Creonte (per Oedipus Rex di Igor Stravinsky, messa in scena a Siena nel 1988).

Informazioni per accedere al Labirinto
Il Labirinto di Arnaldo Pomodoro riaccoglie il pubblico dopo decenni di chiusura ed è aperto a tutti, visitabile su prenotazione. La durata della visita è di circa 45 minuti.

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