Ha riaperto le porte al pubblico il recentemente rinnovato Parco Romantico di Villa Magnani Rocca. Nuovo e antichissimo insieme, di proprietà dell’omonima Fondazione, rappresenta una testimonianza di come un’opera di restauro del paesaggio possa essere conservativa, e, allo stesso tempo, iper contemporanea.
Situato a Mamiano di Traversetolo, a pochi chilometri di distanza da Parma, sul versante sud dell’area pedecollinare del territorio, il parco conta un’estensione di oltre 120 ettari – notevole per essere un giardino annesso a una residenza – dopo decenni riportati in vita grazie a un importante intervento di riqualifica, completato a fine maggio 2025. Il restauro, guidato da Elisa Marmiroli, agronoma esperta di landscape design, con l’architetto Bordi dello studio Bordi Rossi Zarotti di Parma e un team di professionisti specializzati, ha riportato alla luce lo splendore di un’area di cui, da qualche settimana a questa parte, si può godere per una giornata fuori porta.
L’incredibile storia, le migliaia di specie e gli aneddoti del parco si accostano a due novità: in primis, il Parco Romantico è visitabile durante la maggior parte dell’anno, perché aperto da marzo a dicembre, presentandosi con una costante mutazione per colori, volumi e texture; poi, non meno interessante, il fatto che il restauro di un giardino non equivalga al completamento di un’opera architettonica. Pare una banalità, ma è una specifica che racconta molto del fascino di questo luogo: nel momento in cui si chiudono i lavori, l’architettura rimane fedele a se stessa, mentre il verde equivale a un’opera in divenire. Un processo che è destinato a crescere e maturare e che, per questo, si rende intrigante da visitare a più battute nel tempo.
Tra noccioli e tassi, ortensie ed erbacee, Marmiroli, che si occupa di progettazione e restauro di giardini, ci racconta come sia stato approcciato il viaggio creativo e operativo per riportare in vita questa gemma italiana che all’inizio dei lavori si presentava come grande organismo addormentato.

Nuovi giardini e nuove atmosfere
Già imponente e meraviglioso per il patrimonio arborio e i cosiddetti ‘Grandi Giganti’, le piante secolari presenti nel giardino, il Parco Romantico richiedeva necessità d’interventi mirati a riportare agibili le tante zone inaccessibili che, tra rovi e infestanti, rendevano la metà del parco non vissuta. Il team si è preso cura del giardino, incluse le zone precedentemente povere d’interesse, come fosse un’opera d’arte pur considerandolo sempre come un giardino storico. Agli interventi compiuti secondo i criteri della Carta di Firenze – cioè la Carta per la salvaguardia dei giardini storici – sono stati aggiunti degli elementi contemporanei. Fonte primaria: una selezione di cataloghi del 1960 annotati dall’allora proprietario Paulucci che annotava caratteristiche e osservazioni delle specie.
La storia del giardino, all’ombra del Grande Cedro
La storia conosciuta di questo giardino risale agli Anni 20 del 1800, quando la tenuta venne acquistata dal generale Paulucci, al servizio dello zar di Russia che trasformò quella che era una tenuta agricola in un giardino paesaggistico di grande tendenza all’epoca caratterizzato da grandi prati senza simmetrie precise e sinuosi percorsi in cui perdersi tra imponenti alberi isolati e molteplici macchie verdi. Prima di passare alla proprietà dei Zanieri dal Verme, alla metà del 1800 il figlio di Paulucci con la moglie Marianna Panciatichi Ximenes d’Aragona, entrambi appassionati di botanica, trasformano il giardino in un precursore di quelle che oggi definiremo experience destination, incorporando elementi inediti quali un piccolo lago, voliere e isolotti.

La tenuta viene acquistata agli inizi del 1900 dai Magnani: Luigi annette un’ampia zona nord e un giardino all’italiana e rivisita il parco nell’ottica di ridurre gli interventi di manutenzione e avvalorare la crescita spontanea.
Il Cedro del Libano è uno dei protagonisti del parco non solo per la sua esistenza secolare ma anche perché è uno dei tre alberi del parco, oltre a un platano dall’architettura affascinante e una sequoia, iscritti all’elenco nazionale degli alberi monumentali d’Italia. È anche chiamato “Condominio dei pavoni” (bianchi o colorati), perché la notte riposano fra le sue frasche.

Un tunnel verde con destinazione gelsomini e aceri giapponesi
La zona d’ingresso al Parco Romantico coincide con il primo step intrapreso per il percorso di riqualifica. Dalla biglietteria alla zona verde, percorso di prassi che il visitatore segue per accedere alla tenuta, è stato creato un sistema di vegetazione che avvolge e accompagna fino al giardino anticipando con stimoli visivi e profumati la vera visita.
Gelsomini, aceri giapponesi, magnolie – tra cui la particolarissima Officinalis – regalano gradevoli zone d’ombra. Le ortesie rappresentano un simbolo emblematico non solo della tenuta ma anche della famiglia Magnani Rocca: ne è stata ravvivata una collezione di cui fanno parte tutte le sei principali specie in quindici diverse varietà. È la varietà Serrata, nella versione Preziosa e Blubird ad accogliere il visitatore.

Il giardino all’italiana
Tra le prime aree a essere integrate da Luigi Magnani, negli anni Sessanta, il Giardino all’italiana di Villa Magnani Rocca nasce per donare alla Cappella seicentesca presente nel parco un luogo di intimità pre e post preghiera. Raccolto in ordinati confini, è organizzato in zone geometriche – in gergo parterre – alimentate da bossi e percorsi in ghiaia, con un asse centrale che confluisce in un punto di fuga qui rappresentato da una statua. All’avvio dei lavori il giardino mostrava vivido il suo disegno leggibile, seppur in gran parte coperto di erba: è così che si è deciso di ripulire e sistemare i parterre arricchendoli di nuove fioriture in linea con lo spirito romantico del luogo, tra cui Iris barbata in 15 particolarità nelle aiuole più piccole e due diverse varietà di Ortiense Hydrangea paniculata: Great Star e Limelight.
Nonostante l’impronta storica, il giardino all’italiana risulta giovane tra vuoti e fioriture primizie. Un indizio di come il panorama evolverà nel tempo donando ai visitatori un’esperienza di scoperta graduale.

Il giardino paesaggistico, romantico o all’inglese
“Connotato da sinuosità e assenza di prospettive, alterna ampie visuali a macchie verdi e fulcri visivi”. Lontanissimo dai canoni di perfezione all’italiana, il giardino all’inglese nasce nel 1800 in Inghilterra per lasciare spazio alla natura spontanea. Così, al Parco Romantico è stata restituita la leggibilità in parte andata persa con percorsi percorribili e un censimento di oltre 1000 alberi dell’età media di 120 o 130 anni. In questo modo è stata messa in sicurezza tutta l’area, rendendo visitabile e vivibile tutto il parco: obiettivo primario del progetto.
L’intervento a favore della biodiversità
Per potenziare la biodiversità è stato coinvolto un naturalista che ha permesso di conoscere quanto già era presente, come per esempio le numerose specie di picchio. Passeggiando è possibile notare casette nido, biohotel, bat box, casette per i ricci. Ma anche aree dedicate alla fauna selvatica. Sostenere la biodiversità, per la Fondazione è anche sinonimo di impegno nei confronti delle nuove generazioni, accolte nel parco per fare formazione e visite didattiche mirate a promuovere il valore della natura spontanea. L’obiettivo è che il parco diventi meta di sperimentazione.

Il biolago tra filtrazione naturale e piante ornamentali
Seppur rimasto sempre presente durante le evoluzioni del parco, il bacino d’acqua introdotto da Magnani durante gli ultimi anni era deperito. L’intervento ha ripristinato, attualizzandolo, l’interessante sistema di depurazione che lo alimentava oggi ripensato sotto forma di biofiltrazione con piante trofiche utili a mantenere pulita e biologicamente sicura l’acqua. C’è anche una bella zona di piante acquatiche ornamentali.

Il giardino contemporaneo, secondo i più attuali canoni di landscape design
Ispirato alle forme contemporanee e attuali del design dei giardini, è l’unico elemento completamente nuovo introdotto con l’intervento di restauro: un’ultima tappa che rappresenta il corollario di una variegata proposta verde che permette di viaggiare nelle epoche e tra gli stili. Sorge sulle spoglie di un giovane giardino all’italiana costruito nel 1900 e presto deperito a causa di una specie di bosso molto debole. I paesaggisti hanno lavorato mantenendo il disegno del giardino precedente, conferendogli una veste attuale. Così, il cerchio si chiude con un quadro composto da perenni erbacee e graminacee, dunque fiori ed erbe, che si alternano nel corso dell’anno tra volumi, texture, colori e fioriture. Ma, anche, profumi. Come se si passeggiasse all’interno di una prateria fiorita e spontanea.
La visita da remoto
Parte del progetto di riqualificazione prevede anche la fruizione contemporanea del giardino: per coloro che vivono a distanza o non possono visitarlo, il team di professionisti ha dato vita a una serie di podcast e contenuti audio da ascoltare a casa per conoscere le piante e la struttura da vicino.
L’articolo A Parma un giardino restaurato come un’opera d’arte sembra essere il primo su Living.