Addio a Maria Vittoria Backhaus

Maria Vittoria Backhaus, foto di Settimio Benedusi per Ricordi Stampati

Ci ha lasciati Maria Vittoria Backhaus. 83 anni. Orgogliosamente fotografa, sempre propositiva, combattiva, un carattere di ferro. Laureata all’Accademia di Brera negli anni effervescenti del Bar Jamaica che frequentava insieme agli artisti e vari creativi sfaccendati e “senza una lira” come Alfa Castaldi, Ugo Mulas o Piero Manzoni e Lucio Fontana. Malgrado il cognome di famiglia (Mussolini, rinnegato da sempre), subito affascinata dalle lotte studentesche e operaie e dalla militanza nell’estrema sinistra, Maria Vittoria si butta nel fotogiornalismo, unica donna in mezzo a una schiera di fotografi maschi.

Collabora negli anni 60 con testate come Tempo Illustrato, ABC e Il Mondo. Raccontava delle difficoltà a imporsi anche solo per motivi economici (essere l’unica donna comportava che non potesse dividere la stanza di albergo con un collega). L’amicizia intensa con Walter Albini la porta ad aprirsi alla moda e alla sua potenzialità visiva, riuscendo così a far coesistere nel suo immaginario mondi così apparentemente diversi.

Addio a Maria Vittoria Backhaus

La sua passione non aveva limiti. Spaziava da still life elaborati in studio (importanti quelli fatti con il fido Sergio Colantuoni per la rubrica di cucina di Io Donna che hanno aperto a un modo nuovo di rappresentare la tavola da pranzo) a set elaborati e ironici con modelle con pettinature futuribili ai suoi famosi “presepi laici”, costruzioni scenografiche con statuine trovate sui mercatini a illustrare i tempi moderni.

Addio a Maria Vittoria Backhaus

La sua raccolta di macchine fotografiche era notevole. Passava da quelle piccole e medie in bianco e nero a immagini a colori di grande formato, scattate con una Sinar svizzera 4 x 5 pollici e una Deardorff americana in legno 8 x 10 pollici, che utilizzava normalmente anche per i servizi di moda.

Per quasi dieci anni, fino alla fine degli anni Novanta, gran parte del suo lavoro, in particolare le foto di moda, è stato realizzato con pellicole Polaroid a colori di grande formato (Polaroid 809). Nello stesso periodo ha utilizzato anche la Polaroid SX 70, sviluppando la tecnica di montaggio e rifotografia della composizione risultante da una serie di scatti per arrivare all’immagine finale. La sua tenacia, il suo sicuro punto di vista, la sua cultura visiva e non solo, la sua ironia mancheranno al mondo della comunicazione.

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A 80 anni era più innovativa di quasi tutti i fotografi, dei “creativi” e degli art director in giro. Ci auguriamo che il suo immenso archivio (anche molte foto inedite) possa essere valorizzato e mantenuto a vantaggio di chi voglia imparare a “immaginare” con la propria testa.

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