È mancato all’età di 73 anni Martin Parr, il celebre fotografo britannico, nato il 23 maggio 1952. La sua carriera, caratterizzata da una coerenza stilistica e tematica straordinaria, prese il via già nel 1967, con scatti che prefiguravano il lavoro che avrebbe continuato a sviluppare fino alla fine. La sua notorietà iniziò a consolidarsi all’inizio degli Anni ’80, in particolare grazie al suo progetto dedicato ai bagnanti di New Brighton, un lavoro che catturava con occhio acuto e dissacrante le dinamiche del tempo libero e della nascente cultura di massa.Un Cronista Visivo dell’Epoca Contemporanea
Martin Parr non è stato solo un fotografo; è stato un meticoloso e incisivo cronista della nostra epoca. In un mondo inondato da un flusso incessante di immagini – prima dai media tradizionali e poi dalla valanga digitale – le sue fotografie hanno saputo imporsi mostrando il mondo attraverso una prospettiva inconfondibile.

A un primo sguardo, i suoi lavori possono apparire volutamente esagerati, a tratti perfino grotteschi. I soggetti che sceglie sono spesso figure ai margini della normalità o colte in pose inaspettate, i colori sono volutamente sgargianti (spesso amplificati dall’uso del flash e dal colore saturo delle pellicole) e le prospettive sono audaci e insolite. Questa estetica non era casuale, ma parte integrante di un’intenzione comunicativa ben precisa. Il suo sguardo era costantemente originale e divertente, ma al contempo profondamente accessibile e comprensibile a un vasto pubblico. Le sue fotografie agivano come una lente d’ingrandimento implacabile, capace di ingigantire i gesti, le abitudini e i tic più comuni della società moderna e globalizzata.
Come tutti i grandi maestri, Parr ha saputo usare la fotografia non come mero specchio della realtà, ma come un potente strumento di interpretazione e di punto di vista. Riusciva a farci vedere cose che ritenevamo familiari in un modo completamente nuovo, spingendoci a riflettere sul consumismo, sull’omologazione e sulla ricerca spesso fallimentare del piacere.

Il suo approccio era quello di un reporter – una vocazione confermata dalla sua presidenza di Magnum Photos dal 2013 al 2017. Tuttavia, a differenza dei grandi maestri del fotogiornalismo classico, Parr non era ossessionato dai “grandi eventi” o dai drammi epocali. Il suo lavoro era tutto concentrato sui temi della quotidianità elevati a fenomeni di massa: il consumismo, il turismo di massa, il cibo e le stranezze della vita moderna. In questo modo, è riuscito nell’impresa notevole di realizzare reportage sui fenomeni di massa e sulla cultura popolare.
Un tratto distintivo della sua carriera è stata la capacità di trascendere la tradizionale separazione tra i diversi tipi di fotografia. Parr presentava e pubblicava i suoi scatti non solo nel contesto del fotogiornalismo, ma anche e con grande successo nel mondo della fotografia artistica, attraverso mostre museali e raffinati libri d’arte, oltre che nei campi correlati della pubblicità e del giornalismo patinato. Questo approccio ibrido e poliedrico ha cementato il suo status di artista influente, capace di dialogare con pubblici e circuiti diversi.

La sua passione per il mestiere di fotografo e la sua curiosità del suo sguardo l’aveva testimoniata anche a Living quando, nel 2021, aveva fotografato per il nostro giornale la sua casa a Bristol (da cui sono tratti questi autoritratti). Fu già abbastanza straordinario che avesse accettato di fotografarla, mettendo in scena anche se stesso. «Era una commissione interessante, da un giornale italiano. Mi dava qualcosa da fare, una distrazione».
Sopra il camino c’era una tazza da tè con la foto di Elisabetta II e la scritta ‘I eat swans’, mangio i cigni. Sarcasmo britannico: tutti i cigni che nuotano in acque inglesi, aveva raccontato, sono proprietà di Sua Maestà. Ci piace ricordarlo così, con la sua straordinaria capacità di portare l’ironia nella fotografia.
L’articolo Addio a Martin Parr, il reporter della vita quotidiana sembra essere il primo su Living.
