Al via il Lake Como Design Festival 2025 tra location da non perdere e design sperimentale

C’è tempo fino al 21 settembre per partecipare alla settima edizione del Lake Como Design Festival, che quest’anno si sviluppa intorno al tema “Frammenti”, con un ricco programma di mostre, progetti, installazioni e riflessioni sul rapporto tra architettura, memoria e territorio.

Come ogni anno, la manifestazione accende i riflettori su luoghi della città che in genere sono difficilmente accessibili. Uno di questi è l’Asilo Sant’Elia, capolavoro del razionalismo comasco di Giuseppe Terragni. Funzionante come scuola fino a cinque anni fa, l’architettura è al centro di un progetto di riattivazione sostenuto dal Comune e da diversi sponsor che punta a riattivare lo spazio.

Durante il festival, alcuni monitor mostrano le immagini del progetto Piccoli Razionalisti, che nel corso dello scorso anno ha coinvolto 1400 bambini delle scuole elementari comasche. I piccoli hanno avuto l’opportunità di visitare alcuni luoghi storici del loro territorio e hanno lavorato con diverse tecniche artistiche sull’immaginario della cartolina.

«Dopo anni di controversie legali e problemi strutturali che hanno portato alla chiusura dell’asilo, oggi stiamo compiendo i primi passi verso una sua riapertura», ha dichiarato in occasione dell’inaugurazione del festival il sindaco Alessandro Rapinese che con l’amministrazione comunale sta lavorando al coinvolgimento del FAI, del Politecnico di Milano e di altre realtà che possano aiutare a valorizzare questa architettura. «Questo intervento vuole essere un volano per attivare nuove dinamiche culturali e sociali, intrecciando i temi dell’architettura e dell’educazione».

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Situato in quello che in origine era un quartiere popolare e pensato per rispondere alle esigenze delle donne lavoratrici, l’Asilo Sant’Elia racchiude la visione di Terragni, che a soli 24 anni disegnò più che una scuola per bambini, una “scuola di architettura”, fatta di illusioni prospettiche, pareti sospese, finestre a nastro, aule comunicanti tramite enormi porte a soffietto e vetrate che sfumano i confini tra interno ed esterno.

Per chi volesse poi approfondire il lavoro di Terragni, è possibile sempre nei giorni del festival entrare in quello che era il suo aelier e che ancora oggi continua a essere utilizzato come fondazione, archivio e studio di architettura, grazie all’impegno della nipote Elisabetta che si divide tra Como e New York.

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A pochi passi, sempre tra le mura del centro, è possibile entrare nel mondo di un altro progettista celebre della zona: l’Archivio Design Ico Parisi, appena aperto negli spazi dell’ex galleria Roberta Lietti Arte Contemporanea. Documenti, fotografie, disegni, opere pittoriche e arredi iconici come la console 816 PA’ o la lampada Palpebra, rieditati da Cassina accolgono chiunque, su appuntamento, voglia visitare lo spazio o fare ricerche sull’architetto.

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Altra tappa obbligata, per gli appassionati di architettura, in centro a Como, è la mostra dedicata ad Aldo Rossi nella chiesa sconsacrata di San Pietro in Atrio. Curata da Chiara Spangaro, Aldo Rossi. Architettura per frammenti offre un percorso intimo e volutamente non didascalico, attraverso l’opera del grande architetto, tra una serie di quadri, un prezioso film del 1973 realizzato con Gianni Braghieri recentemente restaurato dalla Cineteca di Bologna, un approfondimento sulla Città Analoga, tappeti, disegni, scritti e altri documenti da consultare sedendosi al tavolo centrale.

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E dal passato si passa al presente, con uno sguardo al futuro, con la Contemporary Design Selection, una selezione di progetti di designer emergenti e non, a cura di Giovanna Massoni esposta all’interno del Chilometro della Conoscenza, il parco che collega Villa del Grumello e Villa Sucota.

Sono 51 i lavori in mostra, tra pezzi sperimentali, prodotti veri e propri, installazioni e opere d’arte, da vedere lungo il percorso che si snoda nel verde, con vista sul lago. Si va dalla tenda realizzata dal collettivo We Mediterranean in collaborazione con Caterina Frongia, che capovolge la costa libica invitando a riflettere sul tema del ribaltamento di prospettive, fino alle panche da contemplazione di Verstrepen.studio, sedute-tavolino realizzate con lastre di pietra recuperate a mano dal designer nella cava di scisto di Betriz, in Belgio, un materiale interessante per la sua texture a strati.

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L’installazione Voci sull’acqua di Stefano Larotonda e Niccolò Nessi è il secondo capitolo di un progetto iniziato già lo scorso anno e racconta l’ecosistema dei laghi situati della zona prealpina attraverso le parole di una serie di architetti, paesaggisti e urbanisti, invitando gli spettatori a perdersi letteralmente nella nebbia, ricreata artificialmente dall’azienda Nefos.

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E dalla limonaia con i vasi dello studio romano Naessi Studio fatti con gli scarti di tegole provenienti dal Monte dei Cocci di Roma e gli arredi a incastro Lèflete, ispirati alla tradizione etiope del designer Abreham, si arriva tra le stanze di Villa del Grumello, dove va in scena Fragments of Memory. Qui la storica azienda tessile Mantero presenta il progetto Unanno: intorno al libro più antico custodito in archivio, un volume di tessuti stampati del 1820, prende forma un racconto fotografico del primo anno di attività di Archivio Mantero, documentato nella fanzine che ogni anno viene prodotta insieme a una piccola collezione di oggetti.

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Spazio al tessile nelle sue varie forme, dai tappeti di AMINI che celebrano Bruno Munari ispirandosi alle sue iconiche Macchine Inutili, alla collezione di tessuti jacquard di DEDAR che porta al primo piano della villa comasca il progetto Weaving Anni Albers mostrato durante il Salone all’interno della Torre Velasca. Chiude il percorso WonderGlass, che nella suggestiva darsena della villa, espone le sue opere in vetro, frammenti di un incontro tra antiche tecniche artigianali e visioni contemporanee.

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