Al Vitra Campus l’ultimo progetto di Balkrishna Doshi

Foto Dejan Jovanovic

Nel tempo, il Vitra Campus di Weil am Rhein, al confine tra Germania e Svizzera, si è modellato come un paesaggio dalle molte identità: luogo produttivo e al tempo stesso parco pubblico, museo a cielo aperto, ristorante, negozio. Tra le architetture di Gehry, Hadid, Herzog & de Meuron e Siza, oggi si aggiunge un nuovo tassello, diverso da tutti gli altri. Si chiama Doshi Retreat ed è l’ultimo progetto del premio Pritzker 2018 Balkrishna Doshi, realizzato con Khushnu Panthaki Hoof e Sönke Hoof. Non un edificio da visitare, ma un rifugio da vivere, pensato come luogo di introspezione e silenzio.

Riflettendo sulla straordinaria evoluzione del campus, Rolf Fehlbaum, presidente emerito di Vitra, osserva: «Sebbene rimanga un sito industriale, il campus è diventato un parco pubblico che oggi attira 400.000 visitatori ogni anno. Le persone vengono per ammirarne l’architettura, scoprire le mostre del Vitra Design Museum, godersi i giardini e i ristoranti. Malgrado l’espansione del campus abbia inizialmente avuto un impatto sull’ambiente naturale, negli ultimi anni l’area è stata ripensata come biosfera, con la piantumazione di giardini e boschi, la creazione di laghetti e la riduzione delle superfici cementate».
In questo scenario, il Doshi Retreat si innesta come un’aggiunta tanto inaspettata quanto necessaria: un rifugio per la solitudine, la meditazione e l’ascolto.

Fehlbaum spiega anche la genesi del progetto, nato dopo aver visitato il tempio del Sole di Modhera, in India: «Ho mostrato a Balkrishna Doshi la foto di un piccolo santuario che avevo visto lì e gli ho chiesto se fosse disposto a progettare un luogo di contemplazione per il campus». Doshi accettò la proposta e, insieme alla nipote Khushnu Panthaki Hoof – architetta, designer, curatrice e archivista – e al marito Sönke Hoof, trasformò quell’idea in un’architettura modellata dal paesaggio.

Doshi Retreat al Vitra Campus
Foto Dejan Jovanovic

Situato in una radura tra gli alberi, al padiglione si accede scendendo dolcemente sotto il livello del suolo, costeggiando pareti metalliche che riflettono i suoni di gong e flauti in ceramica, diffusi da un sistema audio integrato nel pavimento. Il percorso, sinuoso e meditativo, conduce alla sala centrale, dove si ritrova la quiete.
«Questa architettura è nata da un sogno in cui Doshi ha visto due cobra intrecciati. Da quella visione è scaturita una narrazione, poi una serie di schizzi e infine il progetto. È un invito a intraprendere un cammino di scoperta» racconta Khushnu Panthaki Hoof.

La struttura è realizzata in acciaio XCarb forgiato e modellato, un materiale a basse emissioni di carbonio che con il tempo sviluppa una calda patina naturale. All’interno, la sala di contemplazione è uno spazio circolare con due panche in pietra, un bacino d’acqua piovana e un gong centrale che vibra come cuore dell’intera esperienza. Dall’alto, una fessura lascia entrare aria, pioggia e luce, illuminando un mandala in ottone martellato a mano realizzato in India.

Doshi Retreat al Vitra Campus
Foto Julien Lanoo

Il progetto si ispira alla filosofia Kundalini, che si riferisce all’energia latente alla base della colonna vertebrale. Nelle tradizioni yogiche e tantriche, il risveglio e l’ascensione di questa energia attraverso i chakra è considerato essenziale per conseguire la trasformazione spirituale. Nel Retreat, l’energia si traduce in architettura, suono e vibrazione. «È il suono, che risuona nel corpo del visitatore, a cancellare il confine tra sé e la struttura. L’edificio riflette il suono verso chi lo attraversa, trasformando il percorso e la sala in strumenti di risonanza» spiega ancora Khushnu Panthaki Hoof.

Il Doshi Retreat è insieme epilogo e rinascita: l’ultimo progetto di Balkrishna Doshi e il primo costruito fuori dall’India. Con questo spazio di meditazione, il Vitra Campus apre una nuova fase, intima e spirituale, in cui la natura e l’architettura si intrecciano fino a diventare una sola cosa.

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