Bauhaus: significato e caratteristiche
Il termine Bauhaus deriva dal tedesco bauen (costruire) e Haus (casa), e significa letteralmente “casa del costruire”. Il nome riflette l’idea di Walter Gropius – architetto ricordato come uno dei maestri del Movimento Moderno – di fondare una scuola in cui arte, artigianato e architettura potessero convivere all’interno di una visione progettuale unitaria, fondata sulla pratica del fare artistico, sullo studio delle nuove tecnologie e sull’attenzione alle esigenze fisiologiche e psicologiche dell’uomo.
Nato nel 1919 a Weimar dalla fusione tra la Scuola di Arti Applicate e l’Accademia d’Arte della città, il Bauhaus si pose fin dall’inizio come risposta ai problemi pratici e sociali legati alla produzione industriale in rapporto all’arte e al lavoro manuale. Questioni come la perdita della qualità artigianale nel processo di massificazione, già affrontate nell’Ottocento dal movimento Arts & Crafts di William Morris – il quale spianò la strada all’Art Nouveau – e successivamente riprese dal Deutscher Werkbund, furono al centro anche della missione del Bauhaus, che ne raccolse l’eredità abbandonando la tradizione storicistica delle accademie e i metodi artigianali delle scuole di mestieri.
Fin dalla sua fondazione, il Bauhaus si considerò parte integrante del Movimento Moderno e ne divenne un mediatore. Nacque dall’incontro e dalla migrazione di artisti e idee, sviluppandosi attraverso il dialogo continuo con architetti, urbanisti, artisti, scienziati e designer, e sotto il segno del Gesamtkunstwerk , ovvero “l’opera d’arte totale”. Oltre a superare la divisione tra l’artigiano e l’artista, il fine della scuola era quello di formare figure in grado di progettare oggetti e ambienti funzionali, esteticamente gradevoli e accessibili, abolendo l’ornamento superfluo e promuovendo semplicità e utilità.
Nel corso della sua breve ma intensa esistenza – appena quattordici anni – il Bauhaus ebbe tre sedi. Nacque come State Bauhaus a Weimar, dove la sua carica innovativa – diffusa attraverso mostre, conferenze, libri e manifesti – suscitò l’immediata ostilità da parte degli ambienti accademici e della borghesia locale, che accusarono la scuola di bolscevismo, costringendola a trasferirsi a Dessau nel 1925. Qui il Bauhaus visse il suo periodo di massimo splendore come scuola di design, fino al 1932, quando le crescenti pressioni politiche e le simpatie socialiste di Hannes Meyer, successore di Gropius, contribuirono alla chiusura.
Nello stesso anno, la scuola tentò di ricostituirsi in forma privata a Berlino, sostenendosi con i proventi della produzione industriale dei propri prototipi; tuttavia, nel luglio del 1933 la Gestapo ne decretò la definitiva soppressione, con l’accusa da parte del partito nazista di non promuovere i valori della Germania. Molti docenti emigrarono, diffondendo i principi del Bauhaus all’estero, specialmente negli Stati Uniti; fra questi Walter Gropius, Mies van der Rohe, Josef e Anni Albers, Marcel Breuer e László Moholy-Nagy, il quale nel 1937 fondò a Chicago “The New Bauhaus“: il futuro “Institute of Design” dell’Illinois Institute of Technology.
Bauhaus Weimar
Tra i masters chiamati da Walter Gropius al Bauhaus Weimar figuravano Gerhard Marcks, Lyonel Feininger, Paul Klee, Oskar Schlemmer, Wassily Kandinsky, László Moholy-Nagy e Johannes Itten, i quali lavorarono insieme un nuovo modello didattico. Il programma includeva un corso preliminare tenuto da Itten, approfondimenti sulla teoria della forma e del colore di Klee e Kandinsky, e una solida formazione pratica nei laboratori, tra cui quello teatrale, diretto prima da Lothar Schreyer e poi da Schlemmer. Al posto della rigida teoria accademica, il Bauhaus adottò un “approccio educativo pluralistico”, basato sulla sperimentazione, sui metodi creativi e sullo sviluppo individuale dei talenti artistici. Il corso durava tre anni e mezzo, e non vi erano requisiti accademici, né limiti di sesso o nazionalità per l’ammissione.

Nel 1919 Gropius conobbe Theo van Doesburg, pittore e architetto olandese, fondatore del movimento De Stijl. Affascinato dalle sue teorie neoplastiche e dal rigore geometrico delle sue composizioni, lo invitò a Weimar, convinto che la sua presenza potesse offrire alla scuola un nuovo impulso e indicare la via verso una nuova architettura. Van Doesburg si stabilì a Weimar nel 1921, ma l’incontro con la realtà del Bauhaus non fu privo di contrasti, anzi: osservando i lavori degli studenti, criticò apertamente l’approccio espressionista della scuola, entrando in conflitto soprattutto con Itten.
«Le sue preoccupazioni riguardo ai problemi di pura forma non si accordavano con l’ideale della scuola di educare l’individuo nell’interesse dell’intera comunità, né con il suo programma di insegnamento tecnico», scrisse Gropius di Van Doesburg, il quale prese le distanze dal Bauhaus e avviò un corso parallelo, sempre a Weimar, presso lo studio del pittore Peter Roehl. Questa parentesi si rivelò tuttavia un importante catalizzatore per l’evoluzione della scuola, stimolò la produttività e portò alla nascita di molti classici del design, come la celebre lampada Bauhaus di Wilhelm Wagenfeld e Carl Jakob Jucker. La mostra del 1923 a Weimar sancì pubblicamente questa nuova direzione e la Haus am Horn, prototipo di abitazione moderna costruito per l’occasione, fu la prima concreta testimonianza architettonica del Bauhaus.
Bauhaus Dessau
Dalla primo Bauhaus, più sperimentale e orientato all’arte espressionista, si passò – con il trasferimento politicamente motivato a Dessau – a una prospettiva più pragmatica: da un lato crebbe l’interesse per la tecnologia e per la progettazione di nuovi prodotti industriali destinati alle masse (il design industriale), dall’altro si intensificò la ricerca su temi di natura urbanistica e sociale come, ad esempio, trovare soluzioni alla carenza di alloggi a prezzi accessibili per i lavoratori nelle regioni industriali. L’insediamento residenziale Dessau-Törten, progetto pilota per la realizzazione di alloggi industrializzati ed economici (314 case a schiera sperimentali costruite con elementi prefabbricati), realizzato tra il 1926 e il 1928, ne rappresenta l’esempio più significativo.
La mancanza di spazi abitativi accessibili, a causa degli alti costi per la tenuta Dessau-Törten, alimentò la sfiducia e il risentimento da parte delle classi medie e, allo stesso modo, lo stile di vita libertario dei frequentatori del Bauhaus suscitò avversione. Dal 1927 a Dessau, come prima a Weimar, Gropius fu nuovamente costretto a lottare per la sopravvivenza politica della sua scuola, fino alle sue dimissioni nel 1928. Gli succedette Hannes Meyer, che ripensò il programma didattico rafforzando il legame tra architettura e produzione industriale, sebbene l’orientamento politico della scuola, il cui nuovo slogan recitava “i bisogni del popolo invece delle ragioni del lusso”, ne decretò la fine del mandato.
Accusato di favorire cellule comuniste interne, Meyer fu licenziato nel 1930 e la direzione affidata Mies van der Rohe. Questi, scelse di allontanare il Bauhaus da ogni impegno politico-sociale, privatizzando l’istituto e trasferendolo nel 1932 in una vecchia fabbrica di telefoni a Berlino-Steglitz. Fu solo l’intermezzo, di appena un anno, che precedette il canto del cigno di uno dei laboratori didattici più importanti del Novecento che, attraverso la sua visione funzionalista, etica e democratica, aveva conciliato la produzione di massa con le ambizioni artistiche e creato un ponte tra architettura, design e avanguardie.

Bauhaus oggi: eredità e opere
Oggi il Bauhaus non è soltanto un ricordo: il suo modello è vivo e continua a ispirare generazioni di architetti e designer. La sua eredità sopravvive grazie al lavoro della Bauhaus Kooperation Berlin Dessau, joint-venture di cui fanno parte il Bauhaus-Archiv / Museo della Gestaltung di Berlino, la Bauhaus Dessau Foundation, con sede presso lo storico edificio della scuola, e la Klassik Stiftung Weimar.
Il Bauhaus-Archiv di Berlino custodisce la più grande collezione al mondo legata alla scuola, nata per iniziativa dello storico dell’arte Hans Maria Wingler, che a partire dagli anni Sessanta raccolse opere e documenti provenienti da ogni parte del mondo. La collezione comprende lavori di tutte le discipline creative: progetti architettonici, oggetti, mobili e parte dell’archivio personale di Walter Gropius, che conserva manoscritti, lettere, fotografie e disegni originali. Lo stesso Gropius, insieme al suo studio americano, fu autore del progetto dell’edificio che ospita l’archivio, completato nel 1979. L’enorme affluenza di visitatori provenienti da tutto il mondo ha però reso necessario un ampliamento, affidato, a seguito di un concorso, allo studio berlinese Staab Architekten, mentre l’edificio originale è stato restaurato. Durante i lavori è stato aperto un Bauhaus-Archiv temporaneo nel quartiere di Charlottenburg, sempre a Berlino.

Completano la rete museale: il Bauhaus Museum Weimar che, inaugurato nel 2019 su progetto dall’architetto Heike Hanada in occasione del centenario della scuola, espone i tesori della più antica collezione Bauhaus al mondo (oltre alla mostra “The Bauhaus Comes from Weimar” è possibile visitare la Haus Am Horn); e il Bauhaus Museum Dessau, anch’esso aperto nel 2019 e firmato dallo studio spagnolo Addenda Architects. Situato in uno dei parchi cittadini al centro di Dessau, conserva circa 49.000 opere e rappresenta, dopo l’Archivio berlinese, la seconda più grande collezione di oggetti Bauhaus al mondo.
Oltre al museo, all’iconico edificio della scuola e alle case dei maestri, in città si possono visitare numerose architetture Bauhaus: il kiosk di Mies van der Rohe, il Dessau-Törten Housing, il Konsum Building di Walter Gropius, la Kornhaus di Carl Fieger e moltissime altre. Tutti gli edifici sono inseriti nell’itinerario ufficiale della fondazione, completo di mappa, informazioni e orari di visita.
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