Cosa può fare l’architettura per raccontare (e forse riscrivere) i margini della società? A Dropcity, il centro per l’architettura e il design nei tunnel ferroviari di via Sammartini a Milano, questa domanda è al centro delle nuove mostre, allestite in occasione del Fuorisalone 2025. Sono ora 18 i tunnel attivati su 28: insieme costituiranno, entro l’anno, uno spazio culturale permanente, flessibile e radicale. Gli spazi parlano da soli: puliti, essenziali, senza prese a muro, tavoli mobili su ruote, volte in lamiera fonoassorbente. Un’estetica industriale che accoglie, protegge e invita all’uso, flessibile e sperimentale.
I tempi delle prigioni
Il progetto più intenso e coraggioso è senza dubbio Prison Times – Spatial Dynamics of Penal Environments, distribuito su oltre 1500 mq e cinque tunnel (42-140). Con la direzione creativa di Giada Zuan, la mostra, in programma fino al 31 maggio 2025, esplora la dimensione architettonica e temporale del carcere, partendo da una domanda tanto semplice quanto destabilizzante: “Com’è strutturata la giornata tipo di un detenuto?”. Ne nasce un’indagine profonda, che attraversa oggetti, arredi, video, testimonianze, rivelando quanto ogni aspetto della vita detentiva sia governata da un proprio fuso orario.
Cinque sezioni (Entering, Eating, Monitoring, Cleaning, Sleeping Time) svelano arredi e dispositivi normalmente invisibili: tavoli che impongono movimenti precisi, letti pensati per annullare la personalizzazione, sistemi di sorveglianza integrati negli oggetti. Il tutto esposto come in uno showroom clinico, che gioca con i codici del retail per raccontare la logica di mercato che si nasconde dietro l’industria penale globale. Ogni oggetto è al tempo stesso utensile e messaggio, simbolo e strumento. La mostra, prodotta da Dropcity con la collaborazione dell’associazione Antigone, coinvolge anche artisti, filmmaker, studenti, in una narrazione a più voci che riesce a tenere insieme rigore accademico e impatto visivo.
In parallelo, il ciclo di talk Reform Trust (fino al 28 maggio) a cura di Federica Verona e Valeria Verdolini affronta i temi della sorveglianza, del lavoro detentivo e della riforma degli istituti penitenziari, mettendo in luce il ruolo dell’architettura in questi sistemi di controllo spesso invisibili.
Mostre e ricerche
A contrasto, per linguaggio e atmosfera, la mostra Bruther.fbx fino a domenica 13 aprile invita a un viaggio immersivo nel lavoro dello studio francese Bruther. Due tunnel accolgono installazioni audio-video, scansioni 3D e materiali reattivi alla luce, trasformando lo spazio in un archivio fluido. La prima retrospettiva italiana del duo di Stéphanie Bru e Alexandre Theriot offre una visione dinamica e anti-gerarchica dell’architettura come strumento di mediazione tra rigore e libertà.
A cura di Laurian Ghinițoiu, Giulia Albarello e Maria Jose Rubira, Marble Journey (tunnel 52) racconta invece il percorso del marmo, dalla sua formazione geologica all’impiego contemporaneo nell’architettura e nel design, sollevando riflessioni sulla materia, sul valore simbolico e sulla sostenibilità.
Più giocosa ma non meno intelligente è Boxes Show (tunnel 54), un progetto collettivo a cura di Sam Chermayeff: architetti, artisti e designer – tra cui Konstantin Grcic, Piovenefabi e Sabine Marcelis, sono stati chiamati a reinterpretare un oggetto quotidiano e spesso trascurato: la scatola. Il risultato è una collezione di micro-architetture, prototipi funzionali e piccoli gesti poetici. I tunnel 58-60 ospitano inoltre Edizioni Brigantino – nato dall’incontro fra la designer Valentina Lucchetti e l’artista multidisciplinare Canedicoda –, che fino a domenica 13 aprile trasferisce qui la pratica e la vita quotidiana dello studio: il processo creativo diventa così un momento di riflessione aperta e condivisa, che si rispecchia in uno spazio mutevole e in continuo movimento. F/A DIS!NTEGRATE (tunnel 64), curato da Fake / Authentic, valorizza il tunnel con un allestimento fatto di reti, profondità e punti di vista. Ogni oggetto è incorniciato, ma mai isolato: una metafora perfetta per l’intero progetto Dropcity.
Cultura e divertimento
Quest’anno Dropcity ospita anche un bookshop dedicato al mondo dell’architettura e del design, con la partecipazione di alcuni fra i più importanti editori svizzeri. I tunnel sono anche quest’anno hub per la musica e gli artisti emergenti: la partnership con Hundebiss Records, la piattaforma curata e fondata da Simone Trabucchi nel 2007, punta a catturare e presentare suoni innovativi. A partire da giovedì 3 aprile, presso il tunnel 38, riparte quindi l’Hundebiss Club con le sue maratone musicali, fatte dj set e concerti dal vivo.

Gli spazi permanenti
Accanto alle mostre, Dropcity continua a costruire la propria infrastruttura permanente. La Materials Library (tunnel 62), nata in collaborazione con Gruppo Bonomi Pattini, è una materioteca pubblica dove designer e studenti possono toccare, esplorare e catalogare materiali. Un archivio fisico e sensoriale che integra la dimensione digitale della progettazione.
Il Woodshop, laboratorio di falegnameria professionale aperto a tutti, è stato allestito nei tunnel 58-60 grazie al supporto di SCM Group. Oltre 600 mq di attrezzature all’avanguardia per realizzare prototipi, seguire corsi e sperimentare con i materiali. Qui, la distanza tra progetto e produzione si accorcia fino a scomparire.
Nel tunnel 50, Textile Lab accoglie la pratica tessile dello studio Rimaglio insieme all’artista Sofia Clementina Hosszufalussy. Il laboratorio è aperto al pubblico e diventa spazio di confronto intergenerazionale, tra tecnologia, memoria e gesti lenti.
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