Feat., il locale che non ti aspetti nella periferia sud di Milano

Il club è arredato con mobili di NM3, appositamente customizzati per il locale, in pelle, marmo e acciaio. La poltrona in acciaio traforato è un pezzo della collezione NM30. Soffitto retroilluminato fonoassorbente DYB. Alle pareti, disegni a carboncino di Luca Cutrufelli

Per chi abita a Milano, la Barona è un posto ai margini. ‘Dietro a una risaia’ canta Marracash, che lì è cresciuto assieme ai Club Dogo. Un quartiere difficile, eppure mainstream, finito anche in una serie di Netflix.

In bilico tra gli stereotipi della periferia e la tentazione della gentrificazione. Diviso tra aree verdi e cronaca nera, cultura underground e piazze arcobaleno, palazzoni a blocchi e case popolari curvilinee come le ha volute Arrigo Arrighetti negli Anni 60.

Recentemente, poi, qualche progetto di rigenerazione urbana calato dall’alto a cui non hanno fatto seguito offerte di qualità. Soprattutto gastronomiche.

Feat., il locale che non ti aspetti nella periferia sud di Milano
L’imprenditore Luca Cutrufelli e gli architetti di studio Ganko, Guido Tesio e Nicolà Munaretto, sulle scale che portano nello spazio club

È in questo contesto che s’infila Feat. abbreviazione di featuring, in gergo musicale la collaborazione di uno o più artisti al disco di un collega. Una voce, tante voci. Qui abbiamo un club, un cocktail bar, uno spazio per eventi e una dark kitchen, che funziona da cucina condominiale per il complesso Forrest in Town.

Da due anni ci vive Luca Cutrufelli, ingegnere, artista e imprenditore di origini messinesi, mente creativa e proprietario di Feat. «La Barona è un’area in forte espansione», racconta, «sta crescendo molto in termini residenziali e Forrest Town ne è un esempio. A livello di servizi, niente, è totalmente ferma. Però, dico, non puoi costruire appartamenti e poi costringere le persone a prendere la macchina per andare a mangiare qualcosa di decente. È quello che definisco un fenomeno urbanistico incompleto. Allora ho voluto ragionare in modo un po’ più ampio, pensando a un locale che potesse rivalutare il quartiere e, contemporaneamente, stimolare il condominio a diventare una piccola comunità sociale».

Feat., il locale che non ti aspetti nella periferia sud di Milano
Il bancone bar realizzato in radica con top in acciaio vibrato. Sullo sfondo, le pareti di lamiera forata alloggiano le casse dell’impianto audio di Marco Gheza

Da qui l’idea del delivery interno − stanno sviluppando anche l’app per le ordinazioni − che consegna i piatti direttamente alla porta degli appartamenti, come il room service di un hotel, senza tra l’altro mettere in crisi la circolazione del pubblico esterno, già numerosissimo.

La cucina si trova al piano interrato, accanto al club, ma è completamente separata. Il club invece può all’occorrenza unirsi al cocktail bar, al primo piano, in un’ottica di ultra-convivialità. «Prendi l’aperitivo al bancone, poi scendi, ti accomodi in ‘salotto’, fai due chiacchiere con gli amici e ascolti la musica», continua Luca. «Se c’è un evento privato si chiude la porta e i due ambienti diventano indipendenti».

Al progetto lo studio Ganko, che ha lavorato proprio sulla multifunzionalità del layout. Per l’estetica, invece, si parla di modernità, senza scadere nei soliti cliché.

Feat., il locale che non ti aspetti nella periferia sud di Milano
L’entrata di Feat., accanto all’ingresso del condominio Forrest in Town firmato da DFA Partners

«Volevamo prima di tutto un bar milanese, che creasse però una rottura rispetto alle mode del momento», raccontano gli architetti. Quindi, lamiera forata e rivestimenti in radica: «La lamiera appartiene a un immaginario metropolitano con il quale lavoriamo spesso», continuano. «Al contrario, la radica ha questa texture calda che disegna atmosfere accoglienti. Un abbinamento ben riuscito».

Anche grazie agli arredi industrial-glam del marchio NM3, tavolini e divano di sei moduli componibile in varie configurazioni. «Sono customizzati per dimensioni e finiture», spiega Nicolò Ornaghi, uno dei fondatori del marchio. «I materiali sono quelli che usiamo di solito, acciaio, marmo e pelle, ma con Ganko abbiamo studiato una palette di colori specifica per il progetto architettonico di Feat. Siamo coordinati, come la giacca e i pantaloni».

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