Flower show, la poesia botanica di Mary Lennox

Foto Guido Castagnoli

Mary Lennox, studio di flower design di Berlino, prende il nome dalla protagonista del Giardino incantato, uno dei più famosi libri per l’infanzia. La fondatrice Ruby Barber, nata a Sydney ma berlinese d’adozione, ha aperto il laboratorio nel 2012 e oggi è uno dei più richiesti per la progettazione di set, installazioni, scenografie, consulenze sull’immagine botanica, direzione creativa e artistica, creazione di concept e strategie. Ne abbiamo avuto conferma di recente: a Milano, in occasione della Design Week, la green designer ha firmato diversi allestimenti, dal laboratorio Paravicini a Buccellati.

Lo studio Mary Lennox lavora in modo interdisciplinare. Qual è il vostro approccio quando iniziate un progetto?

I nostri progetti si basano sempre sulla ricerca. Abbiamo un vasto archivio di riferimenti e ispirazioni, quindi di solito iniziamo attingendo alle nostre risorse per creare una moodboard preliminare. Da lì, cerchiamo nuove connessioni e fonti, a volte visitando paesaggi specifici o incontrando i fornitori. Ognuno in studio porta la propria prospettiva e perfezioniamo il concept insieme fino a ottenere una proposta di cui siamo davvero orgogliosi; quindi, la presentiamo a clienti e collaboratori.

Come avete lavorato al progetto del Laboratorio Paravicini presentato durante l’ultimo Salone del Mobile?

Collaboriamo da tempo con Paravicini, ma questa è stata la prima volta che abbiamo lavorato insieme a un progetto, dalla sua ideazione alla sua realizzazione. Abbiamo iniziato la nostra ricerca esplorando insieme le forme classiche della ceramica italiana e, alla fine, curato la selezione presentata in Jardin à l’Italienne. Questi splendidi pezzi sono diventati l’ispirazione per il giardino topiario e la collezione di piatti.

Jardin à l’Italienne evoca un’atmosfera metafisica. La vegetazione diventa architettura: cosa significa per voi lavorare con le piante e la vegetazione?

Lavorare con le piante e la vegetazione ci permette di esplorare molte discipline progettuali attraverso la lente del mondo naturale. Lo studio è sempre stato interessato a trovare punti di intersezione tra botanica e architettura, tecnologia, cultura… le possibilità sono infinite.

Studio Mary Lennox
Foto Alejandro Ramirez Orozco

Cosa significa bellezza per il vostro studio?

La bellezza è un concetto diversificato e profondamente soggettivo. Per noi, l’idea di bellezza è in continua evoluzione, plasmata dal contesto, dai materiali, dalla storia e dalle emozioni. Non la consideriamo un ideale fisso, ma qualcosa di fluido e reattivo.

I vostri progetti affrontano un tema fondamentale: l’ecologia. Come si sviluppano i vostri progetti in questo senso?

L’ecologia è un filo conduttore che attraversa gran parte del nostro lavoro, a volte in modo esplicito, a volte in modo più sottile. Cerchiamo di affrontare ogni progetto con sensibilità sulla base del contesto ambientale, che si tratti di utilizzare materiali sostenibili, lavorare con specie locali o ripensare le relazioni spaziali tra l’uomo e il mondo naturale. Non si tratta di predicare un messaggio, ma di integrare il pensiero ecologico nel processo di progettazione.

Studio Mary Lennox
Foto Silvia Rivoltella

Gilles Clément parla di un giardino planetario. «Le piante viaggiano, si muovono silenziosamente come i venti. Non si può fare nulla contro il vento. Paesaggi impensabili si stanno già disegnando nel cielo». Qual è il vostro concetto di paesaggio?

Consideriamo il paesaggio come qualcosa di fluido, dinamico. Non è mai solo uno sfondo; è un partecipante attivo del nostro lavoro. L’idea di Clément del giardino planetario ci risuona perché riconosce l’imprevedibilità e l’autonomia della natura.

Come si può domare la natura, con l’arte, il design o l’architettura?

Onestamente, crediamo che la natura dia il meglio di sé quando non è domata. Anche se gran parte della nostra pratica consiste nel modellare o organizzare elementi naturali, il nostro obiettivo è spesso quello di creare qualcosa che dia la sensazione di poter esistere allo stato brado. La sfida non è dominare la natura, ma collaborare con essa, lasciando spazio alla sua imprevedibilità, ai suoi ritmi, alle sue imperfezioni.

Studio Mary Lennox

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