Protagonisti di The Secret Soul of Useful Things, la mostra curata da Federica Sala per Marta Sala Éditions al museo Bagatti Valsecchi (insieme alla produzione di Lazzarini Pickering e Federico Peri), poltrone, tavolini e librerie, sempre in dialogo con le loro architetture, sono il personalissimo omaggio alle magie del legno di Herzog & de Meuron, celebre studio di architettura di Basilea. Ma anche a quel particolare sapere artigianale capace di animare gli oggetti trasformandoli in esperienze. L’inizio è un campo largo che inquadra Milano, con la sua storia, le sue eccellenze, i suoi talenti, per poi svelarci i trucchi di un mestiere, che proprio qui, nel 2016, ci ha lasciato in dono le piramidi in vetro.

Etica e progetto sono due parole che definiscono la visione imprenditoriale di Marta Sala: il suo è un marchio ben ancorato ai precetti condivisi dallo zio Luigi Caccia Dominioni. Il confronto con il passato è un limite o un’opportunità?
Milano è una città stimolante, energica, coinvolgente e dall’architettura affascinante (ndr, come dargli torto): è la patria di Feltrinelli, Prada, Molteni e Artemide, realtà imprenditoriali ancora familiari, con le quali collaboriamo da molti anni. Ci affascina l’orgoglio del fare, sempre concreto e reale, così come la passione, il rigore e il talento che tutte esprimono in ogni impegno. Marta Sala incarna questi valori al cento per cento. È un’ottima sparring partner: la sua passione per il design, l’architettura e l’arte è contagiosa, come il suo pensiero, preciso e stimolante. Insieme abbiamo costruito un dialogo aperto, che ci lascia liberi di sperimentare, di fare ricerca oltre la tradizione. Magie du Bois (la collezione presentata alla MDW), raccoglie una serie di elementi di arredo fortemente architettonici e di carattere, pensati per definire gli ambienti al pari di pareti, colonne e scale, e guidare il modo in cui le persone interagiscono con lo spazio. Insomma, sono oggetti di senso.

Cinque i pezzi in mostra: tavolo, seduta e libreria per la serie ‘Armory’, realizzati per il Park Avenue Armory di New York, e la seduta Meninas con il tavolino Velazquez, presentati a Parigi lo scorso gennaio, per la ristrutturazione dell’Hotel Les Trois Rois di Basilea. Dalla macro alla micro scala, sono presenze di raccordo tra lo spazio architettonico, le funzioni che assolvono, l’uomo. Vien da chiedersi quale ruolo giocano materiali, forme e colori.
Il legno è un materiale affascinante. È vivo, sempre diverso, morbido e duro allo stesso tempo, facile da lavorare. È il materiale con cui lavoriamo di più nel nostro atelier, che abbiamo concepito come un grande laboratorio di prototipazione, ricerca e sviluppo prodotti. Lavorare con il legno è semplice, non richiede grandi infrastrutture a supporto e i risultati sono immediati.
Ci piace testare i progetti in scala 1:1: anche con l’ausilio di tecnologie digitali all’avanguardia: tra tentativi ed errori, fare con le mani rende il processo creativo immediatamente tangibile e ci permette di sentire gli oggetti, di vederli crescere. Qui da noi, una sega a mano giapponese viene utilizzata tanto quanto una fresatrice a cinque assi. Non è un caso dunque che, per indicare sia la famiglia di arredi Armory, sia la serie di tavolini Velazquez, abbiamo scelto ‘Magie du Bois’, (ndr. in francese ‘la magia del legno’): il nome indica un modo preciso, sfidante e dialogante al tempo stesso, di confrontarsi con le essenze.
The Armory, nello specifico, abbraccia la semplicità geometrica del legno canaletto (e del marmo per i ripiani), riletto e assemblato con le tradizionali tecniche di giunzione: il risultato è un paesaggio di corpi robusti, di grande presenza fisica, capaci di dialogare con la scala degli interni di Park Avenue Armory di New York. Progetto per il quale sono stati originariamente concepiti.
Velazquez invece, è un capolavoro di artigianato, come l’ambiente per cui è stato progettato, la sala sigari ‘The Council’ dell’Hotel Les Trois Rois di Basilea. La vera sfida, per questo tavolino, è stata rendere regolabile l’altezza, senza l’uso di un meccanismo complicato. Ragionando sulla costruzione di un particolare schema a zig-zag, l’angolo di rotazione dei pezzi che lo compongono e la possibilità di un incastro facile, siamo riusciti a giocare con le dimensioni. Certo è che, per ottenere la precisione utile a far funzionare questo puzzle tridimensionale, abbiamo studiato un processo di fresatura a controllo digitale con levigatura manuale di grande precisione. Al tavolo pentagonale abbiamo poi accostato una famiglia di poltrone imbottite che riprendono la stessa geometria.

Un’ossessione quella per il pentagono, tipicamente da architetto…
Ci piace il fatto che per sua natura il pentagono non sia una forma imperativa, al contrario si lasci interpretare nell’uso: sulle poltroncine ci si può accomodare in molti modi diversi. Schienale accennato, bracciolo discreto e velluto customizzato, rendono l’insieme un approdo morbido ma sicuro. Marta ha poi completato l’opera scegliendo Meninas come nome, proprio per i rimandi alle gonne dell’omonimo dipinto di Velázquez. Quando gli oggetti si animano, abitano lo spazio con la loro presenza, ed è per noi una grande emozione.
Cosa dell’eredità di Caccia Dominioni e Gio Ponti, dal vostro punto di vista, è ancora attuale?
Vico Magistretti, Gio Ponti e Luigi Caccia Dominioni sono esempi intramontabili di grande acutezza concettuale e rigore progettuale: ci hanno insegnato a surfare con eleganza e agilità lungo i confini dell’architettura e del design e a immaginare ambienti e spazi coinvolgenti. L’artigianato, poi, è uno strumento importante in questo processo, perché, dalla micro alla macro scala, sollecitando al tatto e alla vista la sfera percettiva, trasforma anche il più piccolo oggetto in elemento unico e necessario. Nei nostri progetti, il fatto a mano è fondamentale, è sempre garante di qualità e bellezza, sostenibilità ed etica.
Etica, eccola di ritorno. Quello che ancora oggi definisce un preciso ‘stile milanese’.
Non siamo interessati allo stile o al design in quanto tali. Ci affascina il processo e ciò che cambia, l’inaspettato come la patina del tempo, le qualità tattili e gli elementi che coinvolgono tutti i sensi: ogni progetto e ogni oggetto meritano attenzione, ricerca, cura e amore. Solo resistendo alla prova del tempo si dimostra di essere realmente sostenibili, e di avere senso. Come tutto ciò che ha progettato Luigi Caccia Dominioni, lo zio di Marta Sala.
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