Pile di zucche e tralci di orchidea, nuvole di fiordalisi, grappoli di pomodori coronati da rose e pigne. C’è tutto l’universo vegetale nelle formidabili botaniche di Hattie Molloy, la flower designer australiana che fonde esuberanza e compostezza per dare vita a esplosioni di colore in formato bouquet.
I suoi trionfi di fiori, frutti e ortaggi sono scenografici e inaspettati, tra le foglie dentate delle piante carnivore, specie esotiche e ravanelli domestici. Il caos verde nasconde le regole ferre dell’ikebana: l’arte giapponese di disporre i fiori le ha insegnato il gioco di pieni e vuoti, l’interazione e la tensione tra gli elementi. Via call spiega che tutto è ispirazione: «Lo stile viene con l’esperienza, tecniche e suggestioni disegnano i contorni del mio lavoro, il resto è immaginazione. Il pop, il barocco, il Giappone, i Carlton Gardens. Nella mia estetica non ho etichette, c’entra tutto, anche il ricordo del prato della nonna punteggiato di viole».
In casa coltiva gerani e fragole sul balcone: «I mazzi migliori sono stagionali», lo studio è a Fitzroy, quartiere bohémien di Melbourne con i migliori negozi di seconda mano dove rovista cercando vecchi libri di giardinaggio e vasi vintage. «Penso di aver sviluppato il mio stile soprattutto dagli errori, è così che ti evolvi e provi cose nuove, sperimentando e sbagliando». I vasi per esempio, le piacciono vittoriani di vetro smerigliato e quelli soffiati di Murano che danno luce ai petali, ma poi alla fine se li disegna più che altro da sé: «Sono minimali, la silhouette pura esalta l’effetto scompigliato». Li vende sull’e-shop del suo sito, «sono un buon inizio per chi vuole imparare qualcosa».
Designer, art director, fotografa delle sue stesse creazioni, scatta e posta still life multicolor che le sono valsi 120mila follower e una notorietà internazionale. «Instagram è vetrina e antidoto alla routine, mi confronto e connetto con un pubblico globale, in diretta, tra una ‘stories’ e l’altra estendo la portata del mio lavoro, supero i confini geografici e della mia innata curiosità».
Molloy si è inventata anche il modo di far durare per sempre le sue opere verdi: immortalate nella loro effimera bellezza su sfondi full color diventano poster, calendari, persino puzzle, per ricomporre tessera dopo tessera botaniche barocche che sembrano uscite dalla cornucopia della prosperità.
Alla domanda sui colori dell’anno risponde: «Le sfumature del sole: magenta, giallo, arancio». Segue la nuova wave del floral design australiano, vuole palette energetiche e fioriture dirompenti, niente a che fare con i canoni della gentilezza pastello. Da costa a costa, qui l’orchidea è di gran voga, ce ne sono 107 varietà e la moda le vuole arrangiate in bouquet massimalisti, spesso monospecie. Non da meno i loti, opulenti nei loro petali carnosi e nella corona di pistilli. «Dei fiori mi piace tutto, foglie, rami, spine, radici e bulbi. Il vero luna park di texture e geometrie naturali però è il mercato ortofrutticolo. Non resisto a tralci di zucchine rampicanti e baccelli di fagioli piattoni».
Gli spunti per l’estate: un’anguria colma di papaveri o un casco di banane decorato da dalie aranciate. Per settembre, funghi, bucce di mais e steli cascanti di Amarantus. Secondo il Floral Trend Forecast 2025 questo trionfo dell’opulenza rientra nella tendenza ‘Carnival Cucina’. Si tratta di mazzi carnevaleschi, un’idea che diverte la Molloy, anche se poi ci dice di non volere etichette. Sempre pronta a infrangere le regole, anticipa: «Il prossimo lavoro sarà un mix spinoso di cactacee e fiori del deserto».
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