Può una sedia ‘da bar’ diventare un’icona esposta nei musei del design? È quello che è successo alla Spaghetti Chair. Il suo tubolare in pvc avvolto attorno alla struttura in acciaio dà vita a schienale e seduta super comodi! E quell’idea ha fatto scuola…
La sua prima versione, chiamata Odessa, è del 1962, quando Belotti la disegna per il dehors di un albergo. Ma è solo quando è ‘scoperta’ da Enrico Baleri che la Spaghetti viene rielaborata per addolcirne le linee di seduta e schienale, poi messa in commercio come primo prodotto della neonata azienda Alias.
Baleri capisce la genialità di Belotti nell’aver creato una seduta in acciaio che, grazie all’elasticità del tondino in pvc, risulta leggera e comoda.
Presentata a New York nel 1979, fa il boom di vendite ed entra nella collezione del MoMA (e poi anche del Triennale Design Museum). Lo scopo del designer era stato raggiunto: dare a più persone possibile una sedia bella, pratica e comoda con materiali innovativi e democratici.
E questo è il concetto che ha ispirato altre aziende negli anni successivi a produrre sedute in&out in metallo e ‘stringhe’ di materiale sintetico, anche riciclato.
SPAGHETTI CHAIR
designer: Giandomenico Belotti
anno: 1979
Realizzata inizialmente da Pluri, nel suo concept definitivo fu commercializzata, e lo è tutt’ora, da Alias. Belotti e Baleri (designer e socio fondatore dell’azienda) partirono dal primo modello total black e con pvc trasparente, per realizzare poi un’intera famiglia di Spaghetti che comprende sgabelli e poltrona, anche in materiali inediti come il cuoio.
Testi di Elena Favetti
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