“Il design a volte ha a che fare con l’invisibile. La sfida del progetto è stata lavorare con qualcosa che apparentemente non si vede, con un materiale che sta nel sottosuolo”. Il designer spagnolo Jorge Penadés racconta il progetto Uprooted, svelato a febbraio durante il Madrid Design Festival. A cura di Seetal Solanki, la mostra che integra una collezione di prodotti, una ricerca fotografica realizzata dal fotografo Max Creasy e una serie di installazioni non convenzionali, è la prima tappa di un’indagine approfondita sulla coltivazione, l’estrazione e lo sfruttamento dell’industria dell’olio di oliva in Spagna.
Uprooted nasce in occasione del decimo anniversario dello studio di Penadés e di un decennio di ricerca come iniziativa sulle narrazioni legate all’industria dell’olio d’oliva in Spagna. Qual è stato l’avvio del progetto?
Molti designer, quando celebrano il loro decimo anniversario di lavoro, tendono a pubblicare un libro su ciò che è stato fatto. Guardano al passato, mentre io preferisco di più proiettarmi in avanti e fare un progetto su cui lavorare nei prossimi anni. Credo il design abbia questa ambizione: parlare al futuro.
Quando hai iniziato a pensare al futuro?
È stato un processo avvenuto per fasi. Il seme da cui è partito tutto è stato un workshop nel 2014 curato dal portoghese Frederico Duarte sui pastéis de nata. Cinque anni a ricercare in Portogallo tutte le tipologie del famoso dolce di crema e pasta sfoglia. Il brief del workshop era andare alle radici d’origine e cercare qualcosa che parlasse culturalmente della propria regione.
Quali sono, quindi, le tue origini da cui poi è nato il progetto?
Vengo dall’Andalusia, sono nato e cresciuto lì, è la terra dell’olio d’oliva. Una parte della mia famiglia, dalla parte di mio padre, era composta da falegnami. Mi sono chiesto, cosa accade ai legni di olivo? Va considerato che la maggior parte degli olivi autoctoni in Andalusia è stata estirpata per efficienza nella raccolta delle olive.
È il capitalismo, bellezza.
In Spagna, produciamo tra il 45 e il 50 per cento della produzione mondiale di olio d’oliva, solo in Andalusia c’è l’80 percento della produzione spagnola. Conti alla mano, tra il 16 e il 20 per cento della produzione globale viene prodotto in un piccolo paese della Spagna. Un indotto incredibile. Mi sono chiesto: cosa possiamo farne di tutte queste radici di olivo autoctono estirpate? Gli alberi di olivo spagnoli hanno tronchi molto corti e storti, solitamente per tagliare lastre lunghe c’è bisogno che siano lunghi e dritti.
Che fare con le radici storte?
Le radici crescono con una logica diversa rispetto ai tronchi. Crescono in tutte le direzioni, cercando i nutrienti e l’acqua. Per questa irregolarità vengono usate come legna da ardere. Uno spreco che ho cercato di trasformare in opportunità. Dal 2015 ho cominciato a proporre l’idea a diverse aziende per vedere se qualcuno fosse interessato a fare qualcosa.

È piaciuto subito il progetto?
Tutti hanno detto no, fino a quando Camper, il marchio di scarpe spagnolo, mi ha commissionato di fare un pop-up alle Galeries Lafayette a Parigi nel 2022. Ho fatto la mia prima produzione commerciale per il progetto, un temporary store con 50 sgabelli fatti di legno d’olivo. Poi mi hanno commissionato un intervento a Maiorca. Lì ho cominciato a rendermi conto che il legno si muoveva, anche per l’umidità dell’isola.
Com’è possibile?
Quando ho preso gli sgabelli dalla falegnameria, erano perfetti. Ho capito che stavo cercando di far comportare il materiale in un modo in cui il materiale non voleva comportarsi. Non avevo mai considerato la possibilità di capire cosa il legno volesse fare. Non puoi separare il design dalla natura, è fondamentale essere responsabili e consapevoli dell’ambiente. Quindi l’ho incluso nel processo di progettazione. Poi sono stato invitato dal V&A, il Victoria and Albert Museum di Londra, a tenere una conferenza durante il simposio Make Goods: Rethinking Material Futures: è stata l’occasione per parlare pubblicamente del progetto. Da marzo del 2024 ho iniziato a lavorare con la curatrice Seetal Solanki a Uprooted che porteremo anche al London Design Festival.
L’articolo Jorge Penadés e il potenziale nascosto delle radici di ulivo: «Non puoi separare il design dalla natura» sembra essere il primo su Living.