Odio il decoro! A Bologna, in mostra l’universo infinito di Piero Fornasetti

Foto Carlo Favero

Tra le mille scritte che tappezzano Bologna, ne svetta una. Netta, definitiva, tranchant: Odio Il decoro!. Nasce da questa provocazione il titolo della mostra che inaugura il 17 maggio a Palazzo Bentivoglio. L’esposizione porta in mostra piatti, vassoi, scatole e complementi d’arredo realizzati dal designer milanese Piero Fornasetti. Ce la racconta Davide Trabucco, artista e project manager per le attività di Palazzo Bentivoglio, e curatore della mostra aperta fino al 21 giugno.

«Tutti i giorni a Bologna passavo di fronte a questa scritta. La vedevo tutte le mattine, su una colonna, che emergeva tra le altre. Mi raccontava molto rispetto alle cose che studiavo, l’avevo fotografata e mi sarebbe piaciuto riutilizzarla in qualche modo. Ora è stampata in grande e fa parte dell’allestimento della mostra Odio il decoro! Piero Fornasetti».

Cosa rappresenta il decoro?

Volevo trovare un modo per raccontare al pubblico la collezione nelle sue parti, essendo presente con tanti elementi, appunto il vassoio, i piatti e altri complementi d’arredo. C’è il desiderio di confrontarsi con un codice che non è propriamente il mio. Non scelgo Fornasetti perché mi piace, però credo sia bello lavorare con cose che anche se non ci sono vicine, ci possono aiutare a stimolare il pensiero.

Come l’hai pensata e progettata?

La mostra nasce innanzitutto dal riutilizzo dell’allestimento che Ferruccio Laviani aveva fatto per la mostra precedente, è la seconda volta che lo facciamo, smontiamo, riconfiguriamo il set, per una questione economica ed ecologica. Mi piace molto lavorare con le cose che trovo, mi affascina vedere se a me dicono ancora qualcosa; quindi, c’è una questione anche di pensiero, di non sovra-produrre cose, ma usare quello che c’è.

Come si snoda la mostra?

Pur chiamandosi Odio il decoro!, Fornasetti viene riconfigurato come vero elemento d’arredo. La mostra si compone di un corridoio, la parte legata più a Fornasetti, una seconda stanza in cui gli elementi sono utilizzati come una sorta di architettura, che è più vicina al mio linguaggio.

Come si racconta la decorazione?

Il codice di composizione dell’architettura è rappresentato anche dal decoro, ovvero come la figura, l’edificio, la stanza, l’ambiente, lo spazio vanno oltre il semplice essere un atto di costruzione, ma di bellezza. Mi piaceva riconfigurare in maniera architettonica un elemento di design. Sono oggetti lineari, piatti, sono vassoi, scatole che non hanno una terza dimensione ma così la acquistano.

Odio il decoro! A Bologna, in mostra l’universo infinito di Piero Fornasetti
Foto Carlo Favero

Cosa è stato Fornasetti per la storia del design?

Fornasetti ha creato un immaginario che in realtà è infinito, quando pensi a Fornasetti pensi anche a cose che lui potrebbe aver fatto, ma in realtà magari non ha fatto. Ha creato uno stile che gioca con il buongusto borghese, prende in giro e scherza con quel codice. Il rischio è trasformarlo in qualcosa che non è, quegli oggetti non sono altro che oggetti di divertimento, è importante ridare anche quel senso di ironia che lui ha creato.

Tu hai anche il ruolo di curatore di Garage Bentivoglio, ci racconti l’idea?

Garage Bentivoglio è il progetto che abbiamo messo in piedi per raccontare ogni mese un pezzo della collezione; quindi, viene scelto un oggetto e viene messo in una vetrina su strada, sulla via Borgo di San Pietro a Bologna. Questo oggetto, per un mese, interagisce con la quotidianità della città e viene guardato dai passanti. L’oggetto sa di essere in vetrina, sa di essere visto e quindi torna in collezione anche acquisendo un nuovo valore. In questo progetto c’è la voglia di cercare di condividere con la città una parte della collezione che al momento non è visibile e acquisisce nuova luce.

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