Sulla facciata c’è la scritta “Strandgården”, che letteralmente significa “il cortile sulla spiaggia”. È il nome della proprietà sulla costa danese dell’Øresund, lo stretto di mare in cui si trova anche l’avveniristico ponte che collega Svezia e Danimarca. Qui la casa costruita a metà dell’800 si erge come silenziosa testimone di quasi due secoli di vita in riva al mare, segnata dalle tracce delle generazioni che l’hanno abitata e trasformata ora dallo studio Norm Architects con un progetto risultato dell’unione di due abitazioni. «Ogni dettaglio è stato concepito per incoraggiare il tatto, il movimento e la connessione, tenendo conto della scala umana», affermano gli architetti. Questo ha dettato tutto il processo, dai mobili su misura realizzati artigianalmente alla selezione di arredi e oggetti.
La ricetta stilistica dei Norm è quella raffinatezza essenzial che li ha consacrati sulla scena internazionale e che abbiamo già apprezzato nel progetto per la casa che era stata del designer Poul Henningsen, con la sua bella storia di distruzione e ricostruzione in seguito a un incendio. Anche in questo caso hanno applicato i principi del “warm minimalism” con cui rifiniscono lo spazio, dando vita ad ambienti dall’atmosfera sobria ma profondamente personale e con un design che non teme il passare del tempo. Come sempre, i Norm hanno scelto materiali naturali con colori tenui nelle sfumature del suolo, mutuati direttamente dal paesaggio circostante: beige sabbia, grigi tenui e bianchi leggeri abbinati a materiali come rovere e una pietra calcarea color tortora.
Foto Karl Tranberg KnudsenI richiami al passato si ritrovano nelle modanature, nei pavimenti a listoni di legno o in pietra, nei mobili di design scandinavo, nelle sculture. Gli interni sono veramente caratterizzati quasi solo dalle trame dei materiali e dalle finiture delle superfici e le grandi vetrate mettono in evidenza questa assoluta coerenza tra interno ed esterno.
«Il risultato finale non è una reinvenzione ma una silenziosa rivelazione: un’architettura che consente alla storia e alla modernità di coesistere», affermano gli architetti. Gli interni sono un elogio all’intimità, con trame calde, arredi dalle linee morbide, sfumature rilassanti finalizzate al mettere a proprio agio. Il tutto con uno stile tra l’utilitaristico e lo zen, soprattutto nelle stanze comuni della zona giorno e nel salotto-biblioteca a doppia altezza nella zona notte. Il camino in pietra, ma anche la stufa, con la loro fredda solidità fanno da contraltare al design più gentile della scala curva, restaurata come le travi e i pavimenti in cotto, che convivono ora con le superfici in rovere, ottone e gesso. Al piano terra, gli alti portali con le ante a battente segnano i passaggi con discrezione, celando da un lato una cantina dedicata alle bottiglie di vino e, dall’altro, una spaziosa cabina armadio a uso familiare.
Al piano superiore, l’architettura rivela il lato più intimo dell’abitazione. La camera da letto padronale occupa un’ala, mentre il resto dello spazio è suddiviso in un soggiorno con parete-libreria a tutta altezza e balcone, e una camera per i bambini. Nei bagni, i toni scuri del rivestimento richiama la pietra e li rende simili a una caverna con l’atmosfera da mini SPA di lusso. La geometria lignea della copertura conferisce qualità scultorea allo spazio, modulando momenti di luce e ombra che cambiano durante il giorno. Fasi da godere anche nel giardino punteggiato dagli alberi più vecchi, sentinelle della storia della proprietà, che comprende anche una dependance per gli ospiti e la nuova piscina in pietra la quale aggiunge volutamente un tocco Mediterraneo.
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