Nel cuore dell’EUR a Roma, Casa Viale della Tecnica è il risultato di un intervento di ristrutturazione che traduce in forma domestica la poetica del cemento e la precisione sartoriale dell’arredo su misura. Il progetto, firmato da Maria Adele Savioli, ha ridisegnato l’appartamento di 160 mq con l’obiettivo di valorizzare le preesistenze strutturali e introdurre un nuovo linguaggio, essenziale e materico.
«Rigorosa, per l’essenzialità del segno e la pulizia delle geometrie. Permeabile, per la fluidità visiva tra gli ambienti e la continuità con l’esterno. Avvolgente, perché i materiali accompagnano lo sguardo e il corpo, calibrando la percezione degli spazi. Leggera, grazie alla luce naturale e alla snellezza della struttura in cemento, che conferiscono all’ambiente una qualità rarefatta, quasi sospesa» così Maria Adele Savioli ci introduce al suo progetto, frutto del dialogo costante con la committenza, una giovane famiglia formata da una coppia e la loro bambina di dieci anni.
La casa è infatti una sintesi a più voci, dove esigenze, emozioni e funzione hanno trovato un equilibrio naturale: «Il confronto è stato sempre aperto e profondamente ispirato da una sensibilità estetica condivisa. Insieme abbiamo costruito un linguaggio comune, fatto di riferimenti, intuizioni e confronti che hanno alimentato l’intero percorso».
Il punto di partenza è la struttura originaria, segnata dai setti in cemento armato a vista e dalle pavimentazioni in veneziana. «La presenza dei setti in cemento e la decisione di riportarli alla luce hanno rappresentato il punto di partenza del progetto. La loro orditura, con il suo ritmo preciso e la matericità autentica, ha orientato la definizione degli spazi e suggerito l’inserimento dei volumi d’arredo, che si posizionano in relazione diretta con l’esistente. Il cemento, da vincolo strutturale, è diventato protagonista silenzioso del racconto domestico».
L’architettura si apre verso l’esterno attraverso nuove aperture e un layout fluido: la zona giorno è concepita come un unico ambiente che si espande visivamente verso il terrazzo che circonda l’abitazione. Un sistema di pareti vetrate definisce la cucina, mantenendo permeabilità e continuità tra i volumi. Gli arredi fissi, disegnati e realizzati su misura così come le porte, sono parte integrante del progetto: «La possibilità di intervenire in modo sartoriale sugli arredi mi ha permesso di arrivare a una progettualità molto simile a quella del design di prodotto. Ogni dettaglio, dalle proporzioni alle soluzioni tecniche più nascoste, è stato pensato con lo stesso rigore e la stessa cura con cui si disegna un oggetto di design».

Nel living, tra gli arredi progettati e prodotti artigianalmente, spicca il tavolo Salto basso della collezione Salto firmata da Mas Design, brand co-fondato da Savioli. Realizzato in sabbia, cemento e acqua, con dettagli in alluminio satinato, si inserisce con leggerezza e carattere nel contesto, stabilendo un dialogo cromatico e tattile con gli altri materiali.
Al centro della casa, il protagonista è un grande volume architettonico in okumè, progettato per articolare lo spazio e generare connessioni. Integra armadiature, una libreria, uno studio e cela l’accesso alla zona notte. Per Maria Adele Savioli si tratta del «cuore del progetto: un elemento che definisce, connette e guida. Si relaziona in modo diretto con l’orditura dei setti in cemento, diventando una cerniera tra i diversi ambienti. La sua presenza armonizza materiali, cromatismi e flussi, disegnando una centralità discreta ma fortemente identitaria».

La casa è un equilibrio tra razionalità e calore, tra segni strutturali e dettagli su disegno, dove ogni elemento – visibile o nascosto – contribuisce a costruire un interno autentico e misurato. La progettista spiega come ha ottenuto questo bilanciamento: «Ho cercato di mettere in relazione due anime apparentemente opposte ma, in realtà, profondamente complementari. Il cemento, spesso associato a una dimensione razionale e tecnica, rivela qui una qualità plastica e tattile che contribuisce a rendere lo spazio più profondo e accogliente. L’okumé, con la sua tonalità calda e vibrante, disegna volumi funzionali dalla geometria netta. L’intimità nasce proprio da questa dialettica tra rigore e calore».
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